«Non mi ricandido. Però...». I pensieri del governatore Ceriscioli che agitano il centrosinistra

Luca Ceriscioli
Luca Ceriscioli
di Martina Marinangeli
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Sabato 30 Maggio 2020, 05:55

ANCONA  - Se il Pd fosse una pentola a pressione, potremmo dire che la volata lanciata dall’assessore Fabrizio Cesetti al Ceriscioli-bis ha fatto saltare il coperchio, precariamente rimasto lì da inizio marzo. Un’era geologica fa. Da quell’uscita che tutto sembra fuorché estemporanea, reiterata anche dal collega Sciapichetti, il cicaleccio tra i corridoi di partito, già bello spinto nelle ultime settimane, si è fatto sempre più intenso ed un numero crescente di Dem – in particolare tra gli inquilini di palazzo Raffaello e palazzo Leopardi, ma non solo – sta iniziando a chiedere un approfondimento sul tema del candidato. 

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Il governatore continua a dire che non intende ripresentarsi - avrebbe anche invitato i suoi fedelissimi a non alimentare polemiche e divisioni interne -, ma se a sostenerlo ci fosse un partito compatto, perché tirarsi indietro? Ora, l’immagine del Pd compatto è al limite dell’ossimoro, ma se difficilmente Ceriscioli potrà avere dalla sua i “nemici giurati” Ricci e Mancinelli, anche Maurizio Mangialardi - su cui con difficoltà si era fatta sintesi - inizia a perdere supporters. «Dopo l’emergenza Covid è cambiato tutto, non possiamo riprendere il discorso da dove l’avevamo lasciato come se niente fosse successo» ragionano i pasdaran del presidente e simpatizzanti del secondo mandato. 

 
In questi mesi, il piglio decisionista e la buona gestione dell’emergenza fin qui portata avanti, sono valsi al governatore un’impennata dei consensi che non si era neppure sognato negli ultimi cinque anni, mentre il sindaco di Senigallia è apparso una sorta di suo allegato ed in diversi cominciano a dubitare che sia lui la carta giusta da giocare contro il centrodestra. Si è ribaltata la situazione insomma, e c’è chi tra i Dem chiede di rimettere tutto in discussione. Uno scenario che il segretario regionale Giovanni Gostoli vorrebbe decisamente evitare: il rischio di ritrovarsi di nuovo in mano il cerino di un partito spaccato ed in costante lotta interna, dopo aver così tanto faticato per ricompattarlo, deve tenerlo sveglio la notte. Per questo, sta cercando di accelerare per chiudere la partita su Mangialardi candidato. Lunedì ci sarà l’incontro con i segretari ed i capigruppo della coalizione, mentre per giovedì è convocato il gruppo consiliare Dem: due appuntamenti durante i quali vorrebbe veder ratificata la decisione presa in quella direzione regionale del 1 marzo, quando il vicesegretario nazionale del Pd Andrea Orlando benedì la discesa in campo di Mangialardi. Ma difficilmente le cose andranno così lisce.

Prima che l’ottundente coltre del Covid mettesse tutto in stand by, c’era un altro nome che gravitava nell’area progressista, quello dell’ex rettore della Politecnica Sauro Longhi, che si era proposto alla guida di un’ampia coalizione che abbracciasse centrosinistra e Movimento 5 stelle. Difficile ormai trovare uno spazio – anche i pentastellati hanno individuato il proprio candidato in Gian Mario Mercorelli – ma il prof non demorde: «io ci sono ed il progetto Le Marche ideali ha continuato ad andare avanti con appuntamenti online anche durante il lockdown.

Non è uno slogan, ma un segnale di come si raccolgono le sfide di oggi per rispondere alle aspettative delle nuove generazioni. In tanti mi stanno chiedendo questa disponibilità e resto convinto che non serva una replica del recente passato».

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