Ancona dopo Macerata: ora una task force di Procure indaga sulla strage dei nonnini

Ancona dopo Macerata: ora le Procure indagano sulle stragi degli anziani
​Ancona dopo Macerata: ora le Procure indagano sulle stragi degli anziani
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Domenica 12 Aprile 2020, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 14:30

ANCONA - Dopo l’apripista Macerata ad Ancona è questione di ore per l’apertura di un fascicolo di indagine sulla vicenda dei decessi delle case di riposo. La notizia trapela dalla Procura sulla scia dei decessi e dei contagi che hanno riguardato in maniera massiccia diverse strutture della provincia dedicate alla terza età. Per ora si tratterebbe di un fascicolo conoscitivo, senza indagati nè ipotesi di reato: il procuratore capo Monica Garulli ha affidato l’incarico all’aggiunto Valentina D’Agostino con delega a guidare un team di magistrati inquirenti che si occupano di colpe professionali e infortuni sul lavoro.

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Il duplice obiettivo è realizzare una mappatura dettagliata delle strutture (convenzionate e non) di ricovero degli anziani e poi del fenomeno. Coronavirus, i morti nelle Marche tornano a salire: sono 11 in un giorno. L'epidemia ha ucciso 700 persone/ I dati in tempo reale provincia per provincia. ​ Ad Ancona solo nelle strutture principali della provincia si parla di almeno 30 morti accertati per Covid-19 con altri tre tamponi in attesa di responso. Un bilancio pare destinato a crescere. La Procura per il momento ha ricevuto alcune segnalazioni da associazioni di categoria e sindacali focalizzate sulla presunta violazione dell’obbligo di indossare i dispositivi di sicurezza da parte di personale e ospiti. Obbligo che, tecnicamente, ricade sui gestori della struttura. Al momento, invece, non ci sarebbero segnalazioni da parte dalle famiglie. L’orizzonte è complesso per una somma di motivi: intanto bisogna riclassificare i decessi nel contesto preciso in cui sono maturati. A partire dal percorso amministrativo svolto: per Rsa e residenze protette (le tipologie con maggiore intensità assistenziale) si passa dalla Regione per autorizzazione e accreditamento per poi chiudere il cerchio con la convenzione che viene stipulata tra struttura e Asur, l’azienda sanitaria regionale che formalizza l’impegno economico e le prestazioni da richiedere in base al fabbisogno di ogni territorio. Per quanto riguarda le case di riposo (dove gli anziani sono autosufficienti) si fa capo ai singoli Comuni che normalmente affidano il servizio a cooperative di operatori sociosanitari. Solo nella provincia di Ancona si parla di 3500 posti letto sui circa 10mila di tutta la Regione. La seconda complessità è la tipologia di controllo che può essere applicata alle strutture. Per quanto riguarda le strutture in convenzione con la Asur, sono tre i soggetti deputati a verificare le condizioni degli ospiti: l’ispettorato del lavoro, il servizio Prevenzione sicurezza ambienti di lavoro (Psal) che fa capo alla Asur e il Nas, il nucleo regionale antisofisticazione dei carabinieri. In base ai report, la Asur e la Regione per le parti competenti possono intervenire per rescindere la convenzione, l’autorizzazione e l’accreditamento. Sul punto, quattro giorni fa, il governatore Ceriscioli è stato netto su possibili carenze in materia di prevenzione: «Ci sono state strutture che hanno organizzato feste di Carnevale quando il virus stava camminando». Poi giovedì ha rincarato: «Valuteremo se revocare o rivedere il sistema di accreditamento e di autorizzazione delle residenze che non hanno garantito la salute dei propri ospiti». È il mancato rispetto del manuale di accreditamento sugli standard di spazio, alloggio, personale a disposizione ad aprire la contestazione che può terminare con sanzioni, prescrizioni o nel peggiore dei casi la revoca.

La convenzione, invece, prevede che l’ente pubblico sanitario paghi circa 33 euro a paziente per un tempo orario stimato di singola assistenza di 20’. E sulla qualità dell’assistenza risponde la Asur. Con la Procura in campo le indagini passano alla polizia giudiziaria con ipotesi che possono andare dalle lesioni all’omicidio colposo. Le parole del procuratore capo di Macerata Giorgio hanno già dipinto un quadro investigativo sfumato. Le condizioni attuali per l’emergenza Covid-19 consentono di raccogliere con difficoltà testimonianze tra le persone coinvolte. Le ipotesi di reato sono omicidio e lesioni colpose (rispettivamente per i casi di decessi e per i pazienti contagiati) ma nessun indagato.

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