ANCONA - Il prima e il dopo si confondono in un’unica ferita, baratro di dolore e solitudine. Scivolano nell’abisso gli orfani di femminicidio e crimini domestici. Spesso colpiti due volte. Figli della vittima, quasi sempre lo sono anche dell’assassino. Come le due bimbe di Novilara: lo scorso dicembre il padre, il 44enne Mourad Chouaye ha sgozzato la loro mamma, la moglie Simona Purceddu, 41 anni. Poi si è ucciso lanciandosi dalle mura storiche del borgo.
I fatti
«Un gesto inaudito - rabbrividì allora Matteo Ricci. - Ci prenderemo cura di loro».
Le risorse
Ne spiega i passaggi: «Attraverso il bando “A braccia aperte”, nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, abbiamo selezionato quattro partenariati per co-progettare interventi». Stringendo l’obiettivo, fino al sottoinsieme del centro Italia, si arriva al programma Airone, sostenuto con 3,3 milioni. Oltre alle Marche, con l’Istituto Cante di Montevecchio, interesserà anche Abruzzo, Lazio, Molise, Toscana e Umbria. «In queste sei regioni i casi sono 50 in tutto, la vostra è quella che ne conta di meno». Patrizia Schiarizza, avvocata e presidente del Giardino Segreto, l’associazione capofila del piano, non si sbilancia nella ripartizione. «Lo stiamo ancora affinando e siamo in attesa che si concluda l’iter burocratico. E poi c’è una difficoltà: la residenza anagrafica non sempre corrisponde al domicilio». Una certezza: «Partiremo a settembre». Anzi, due: «La parte più consistente di quel tesoretto di 3,3 milioni sarà destinato alla dote educativa per garantire a quei bambini tutte quelle opportunità che altrimenti sarebbero loro negate».
La legge
La presidente rimarca: «Sarà una somma importante che dovrebbe aggiungersi ai 300 euro al mese fissati dalla legge dello Stato, la numero 4 del 2018, in favore degli orfani per crimini domestici. In vigore da due anni, quasi nessuno ha mai visto un euro». Dai pochi mesi di vita ai 18 anni, lungo la strada della rinascita sono previste formazione e inclusione socio-lavorativa. Con un paletto: la realtà è un conto per difetto. «I numeri - Schiarizza non cela l’amarezza - sono inferiori al dato effettivo, perché il sistema di presa in carico non segue una prassi consolidata». Dal tribunale dei minori alle forze dell’ordine, al coinvolgimento diretto di nonni o zii, il percorso post-trauma non ha sponde, né argini precisi. «Così spesso se ne perde la tracciabilità». Il prima e il dopo, che si confondono in quell’unica ferita.