La posizione
In estrema sintesi: bene l’ambizioso obiettivo del Ministero dell’Ambiente di ridurre i consumi di energia da fonte fossile e di coprire il fabbisogno energetico con l’energia verde, ma non al prezzo di sacrificare il paesaggio storico agrario marchigiano. E su questo solco si inserisce la proposta alternativa avanzata da Coldiretti: «I nuovi impianti devono svilupparsi su superfici già coperte come tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili e strutture agricole».
Il confronto
Nel confronto con il Ministero dell’Ambiente, le Marche hanno sollevato le criticità legate al decreto e chiesto, insieme alle altre regioni, ulteriori confronti, anche per definire le aree idonee e tutelare il paesaggio e le produzioni agricole. Una contrarietà netta, quella degli agricoltori, che nei mesi scorsi avevano anche raccolto oltre 8.300 firme tra i cittadin attraverso la petizione di Coldiretti Giovani Impresa per dire sì al fotovoltaico ecosostenibile da installare sulle strutture e no a ulteriore occupazione di suolo. Nelle Marche il 46% degli impianti fotovoltaici è a terra e occupa, attualmente secondo i dati del Gse (Gestore Servizi Energetici), 966 ettari con la seconda incidenza più alta d’Italia (1,03 ettari di fotovoltaico ogni 1000) dietro solo alla Puglia. «La necessità di dotarsi di energia rinnovabile - il commento di Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche - non può trasformarsi nell’alibi delle speculazioni a suon di sovvenzioni pubbliche. Il territorio agricolo ed il paesaggio vanno sempre tutelati a favore della produzione alimentare e del turismo».
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