Maria Letizia Gardoni (Coldiretti Marche) e la nave al porto di Ancona: «Un’invasione di grano da Russia e Turchia. È concorrenza sleale»

«L’86% degli allarmi per la sicurezza alimentare proviene da prodotti stranieri»

Maria Letizia Gardoni e la nave al porto: «Un’invasione di grano da Russia e Turchia. È concorrenza sleale»
Maria Letizia Gardoni e la nave al porto: «Un’invasione di grano da Russia e Turchia. È concorrenza sleale»
di Véronique Angeletti
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Domenica 3 Marzo 2024, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 22:51

Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche: perché fa discutere la presenza nel porto di Ancona di una nave con tonnellate di grano estero?

«Perché l’86% degli allarmi per la sicurezza alimentare provengono da prodotti esteri. Non se ne discute da oggi. Già nel 2010 la mia associazione - non ero ancora in Coldiretti Marche - era al porto di Ancona a denunciare l’arrivo di navi estere cariche di generi alimentari stranieri e lo si deve a quella battaglia se oggi i consumatori hanno la possibilità di leggere nell’etichetta il luogo di produzione del grano duro».

Quindi?

«Ci siamo sempre battuti per un principio di reciprocità.

Scambi commerciali solo con Paesi che rispettano le nostre regole di sicurezza alimentare, ambientale e sui diritti dei lavoratori. Per questo ci siamo opposti al Ceta, l’accordo di libero scambio con il Canada, che permette il trattamento del grano con il glifosato da noi proibito, o al Mercosur, l’accordo con i paesi sudamericani che presenta inadempienze sulla sostenibilità ambientale delle produzioni e sullo sfruttamento del lavoro minorile».

Qual è il rischio?

«L’Italia produce meno di quanto consuma. Nel grano duro, il deficit è del 56%. Così nell’ultimo anno sono aumentate le importazioni di cereali dal Canada, che è il primo fornitore, e c’è stata un’invasione di grano russo e turco. Ciò ha fatto calare le quotazioni del prodotto italiano. Parliamo, anche in questo caso, di Paesi che non rispettano le nostre stesse leggi e fanno una concorrenza sleale che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole».

Come ci si salva?

«Occorre agire sulla filiera con contratti che garantiscano agli agricoltori la giusta remunerazione al riparo dalle speculazioni. Accordi fondamentali per aumentare il livello di aggregazione dell’offerta, caratterizzando e valorizzando qualitativamente il prodotto nazionale. Ma dobbiamo anche lavorare per aumentare la produzione agricola con nuove tecnologie e una giusta selezione varietale per recuperare le produzioni in termini non solo di sostenibilità, ma anche in termini quantitativi».

Cosa chiedete?

«Intanto chiediamo trasparenza, la battaglia storica di Coldiretti. Dal 2017 in Italia i pacchi di pasta hanno l’indicazione di origine del grano obbligatoria in etichetta. Conquista non scontata. Basti pensare al ricorso al Tar delle più grandi industrie italiane della pasta per cancellare l’obbligo: in tribunale l’unico avvocato a difendere il provvedimento - e a vincere - era quello di Coldiretti».

Da allora cos’è cambiato?

«Nel 2019, hanno firmato la nostra petizione 1,1 milioni di europei e chiesto all’Ue di estendere l’obbligo di indicazione di origine a tutti gli alimenti in commercio. Nelle Marche ne abbiamo raccolte 46mila». 

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