Nubifragi e frane, ma il sole nelle Marche arriva. Il climatologo Bisci: «Abituiamoci a fenomeni estremi»

Colpa anche di un inverno troppo mite. «Estate in ritardo, il caldo è atteso nel fine settimana»

Nubifragi e frane, ma il sole nelle Marche arriva. Il climatologo Bisci: «Abituiamoci a fenomeni estremi»
Nubifragi e frane, ma il sole nelle Marche arriva. Il climatologo Bisci: «Abituiamoci a fenomeni estremi»
di Lorenzo Sconocchini
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Lunedì 12 Giugno 2023, 13:01
ANCONA Scampoli di sereno, specie sulla costa, alternati a improvvisi annuvolamenti e scrosci d’acqua nell’entroterra, come il temporale che nel primo pomeriggio di sabato ha trasformato in torrenti le strade di Angeli di Rosora, nella zona dei Castelli di Jesi. Le Marche mandano nell’archivio meteoclimatico di questo strambo 2023 un altro weekend all’insegna dell’instabilità, segnato per altro nella giornata di sabato dalla 50esima allerta meteo diramata dalla Protezione civile regionale dall’inizio dell’anno, con una media che supera ormai le due a settimana. 


Scenario previsto


Uno scenario previsto dal professor Carlo Bisci, dell’Università di Camerino, docente di Geografia fisica e Geomorfologia presso la Scuola di Scienze e Tecnologie. Pur essendo un climatologo e non un meteorologo, dalle informazioni desumibili dalle immagini satellitari e soprattutto dalle mappe meteorologiche, ha provato a rispondere su nostra richiesta alla domanda che noi tutti ci poniamo: quando arriverà l’estate nelle Marche?
«La vera estate - è il suo responso - tarderà ad arrivare e molto probabilmente solo a partire da verso la fine di questa settimana cominceremo ad avere cieli sereni e temperature che, in pochissimo tempo, potranno salire fino anche a sopra i 35 gradi. Questa situazione tipicamente estiva, data dall’arrivo dell’anticiclone africano, durerà probabilmente a lungo».

Giugno


Questo scorcio iniziale di giugno - un mese che per altro nella serie storica delle Marche risulta abbastanza piovoso - è stato segnato dal succedersi di fenomeni meteo intensi, veri e propri nubifragi che all’inizio hanno colpito il nord delle Marche (il 5 giugno a Fano) poi l’entroterra del centrosud, con allagamenti a Macerata, Tolentino e in altri centri. Fenomeni estremi, che sono uno strascico di un inverno più caldo del solito. «Questa anomalia - spiega il climatologo Bisci - è derivata dallo scontro di masse d’aria fredde provenienti da nord con altre particolarmente calde e umide provenienti da sud, dove insiste il caldissimo anticiclone africano e il Mediterraneo ha temperature particolarmente elevate a causa dell’inverno mite, che sono state quindi costrette a sollevarsi rapidamente condensando l’umidità in nubi a forte sviluppo verticale (i cumulonembi) e quindi molto ricche di acqua, che hanno prodotto nubifragi davvero intensi».


Farci l’abitudine


Ai quali, secondo il docente di Unicam, dovremo fare l’abitudine. «Purtroppo, il cambiamento climatico in atto sta rendendo e renderà sempre più frequenti, e spesso intensi, i fenomeni temporaleschi estremi, dato che l’innalzamento delle temperature aumenta l’entità dell’evaporazione dai mari e la capacità dell’aria di trattenere vapore d’acqua - spiega il professor Bisci -. La conseguenza è una sempre maggiore probabilità di avere nubi spesse e dense capaci di produrre temporali estremamente forti anche se, in genere, di breve durata con conseguente aumento del rischio connesso a esondazioni e frane».
Se ne è avuta riprova ieri nell’entroterra fermano, con una vasta frana che si è staccata lungo il versante sud della statale 210, alle porte di Amandola, creando problemi di circolazione lungo la strada Monti-Mare.

Una zona che nei giorni scorsi era stata colpita da ondate di maltempo, con forti nubifragi.


Riserve idriche


La primavera 2023, finora la più piovosa nelle Marche dal 1961, dovrebbe metterci al riparo da rischi di siccità per l’estate ormai in arrivo. Ma non certo per merito delle ultime piogge ad alta intensità. «Paradossalmente - spiega il climatologo di Unicam - i temporali che hanno accompagnato buona parte della primavera hanno contribuito solo marginalmente a rifornire le nostre riserve idriche, dato che le precipitazioni intense non riescono a infiltrarsi nel suolo che viene saturato in superficie già dalle prime gocce di pioggia, diventando quindi impermeabile. Fortunatamente, però, abbiamo avuto anche un notevole innevamento dei rilievi principali e una buona quantità di piogge moderate, che dovrebbero consentire di poter superare la stagione secca senza particolari problemi di carenza d’acqua».
 

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