Alta pressione africana, Marche di nuovo bollenti. Il climatologo Bisci: «Si andrà oltre i 40 gradi»

Alta pressione africana, Marche di nuovo bollenti. Il climatologo Bisci: «Si andrà oltre i 40 gradi»
Alta pressione africana, Marche di nuovo bollenti. Il climatologo Bisci: «Si andrà oltre i 40 gradi»
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Giovedì 14 Luglio 2022, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 17:28

ANCONA La tregua è durata poco più d’un respiro profondo. L’aria, da oggi, s’infiammerà di nuovo. Parola di climatologo, Carlo Bisci.  «Nelle nostre città di fondovalle, come Jesi, si andrà oltre i 40 gradi. Sulla costa le temperature saranno meno roventi». Il surriscaldamento del pianeta non perdona in quest’estate esagerata, che ribalta l’ordine d’ogni media stagionale. «Ritorna l’alta pressione africana, con l’afa: temo che sarà peggio di prima». S’impenneranno i tassi d’umidità, nel fine settimana il caldo sarà intenso ovunque e insisterà per tutta la settimana che verrà. Come un brivido bollente. 

Che tempo che fa nelle Marche


Il dramma 


Ridà vigore all’allerta siccità, il docente che, all’Università di Camerino, sale in cattedra per geografia fisica e sistemi informativi territoriali.

Per farlo parte da un dato: «Da ottobre a maggio sono cadute poco più della metà delle piogge previste». Un dramma al quadrato: «L’estate - ricorda - è già una stagione secca, quest’anno di più. Il tutto si somma e l’aridità tocca picchi molti alti». Il prof converte il disagio in immagini: «Il livello dell’acqua è bassissimo. I nostri fiumi, che non hanno la portata prepotente del Po e che spesso sono torrentizi, in alcuni tratti sono già prosciugati». Bisci procede con la prospettiva più nera: «Il problema è a lungo termine. Finché sono asciutti, tutte le specie viventi che li popolano muoiono. Quando torneranno a scorrere sarà troppo tardi». Anche il meteo e gli effetti collaterali che genera, secondo l’esperto, non schivano i contraccolpi della lentezza della burocrazia.

Le ordinanza in ritardo

«Le ordinanze anti-siccità? Molte sono state emesse fuori tempo massimo, quando la situazione era ormai compromessa». Accende un altro campanello d’allarme: l’emergenza-urgenza delle perdite. «L’acqua che sgorga dalle sorgenti non arriva tutta ai rubinetti, agli utenti finali. No, almeno la metà si perde per strada. Il fenomeno si accentua nel caso di acquedotti lunghi, come quello di Gorgovivo, ad Ancona, che si alimenta di vene d’acqua delle montagne distanti una decina di chilometri». Torna al brivido bollente, che non risparmia neppure il mare. «Così aumenta l’evaporazione che a sua volta provoca piogge improvvise e molto violente». Come fossero bombe liquide. Poco più d’un respiro profondo, fine della tregua. 

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