Calendario venatorio 2023-'24: il TAR Marche ha accolto le ragioni delle Associazioni ambientaliste in nome della tutela ambientale. E' stata da poco depositata l'ordinanza cautelare con cui il TAR Marche ha deciso, all'esito dell'udienza del 21 settembre, sul ricorso proposto dalle principali Associazioni ambientaliste delle Marche (WWF, LIPU, Lega Abolizione Caccia, LAV ed ENPA) contro alcune previsioni del calendario venatorio 2023/'24 emanato dalla Regione Marche.
Il provvedimento
Il provvedimento del Tribunale Amministrativo delle Marche è stato particolarmente favorevole alle ragioni espresse dalle associazioni ricorrenti, in particolare prevedendo che la caccia ad alcune specie (Tordo, Cesena, Beccaccia) «dovrà chiudere in anticipo, al 10 gennaio, e che le giornate aggiuntive previste per il periodo ottobre e novembre devono essere dimezzate ad una soltanto».
Pochi giorni prima dell'udienza - dopo la presentazione del ricorso, che ne faceva uno dei motivi centrali - la Regione si era già adeguata al recente Regolamento Europeo che vieta la caccia con munizioni al piombo nel raggio di 100 metri dalle zone umide. «Con tale modifica al calendario venatorio - scrivono ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF -, la Regione ha evitato lo smacco di un'altra bocciatura dei Giudici Amministrativi e ha introdotto questo importante divieto, punito da una sanzione da 100 a 600 euro, che tutela il grave rischio per l'intero ecosistema dell'utilizzo di munizioni al piombo a contatto con l'acqua delle zone umide».
Il ricorso
Il ricorso è stato preparato e discusso in aula dall’avvocato Tommaso Rossi del Foro di Ancona dello Studio Legale Rossi, Copparoni & Partners, che è riuscito «con grande professionalità a spiegare le ragioni degli ambientalisti poi fatte proprie dal Tar.
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