La guerra del vino: fa paura
l'escalation di quello naturale

La guerra del vino: fa paura l'escalation di quello naturale
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Venerdì 15 Maggio 2015, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 13:19
(Teleborsa) - Nella sua piccola cantina, distante appena 90 km da Madrid, il “vignaiolo” Toscano emigrato in Spagna, sottolinea un paio di cose che i grandi produttori di vino non vogliono sentire, per le quali la benché minima pubblicità è sgradita e cioè che i loro vini sono ottenuti da uve trattate con pesticidi e la lavorazione ottimizzata con coloranti, addensanti, ed esaltatori di sapidità. Il fondatore italiano di Vinos Ambiz segue invece un approccio opposto, producendo tra 8.000 e le 12.000 bottiglie l'anno, di Tempranillo, Albillo, Garnacha, e una manciata di altre varietà con un intervento minimo. Per Bartolomei, così come per un centinaio di altri produttori di cosiddetti vini naturali, questo periodo è molto stressante, perché i grandi operatori commerciali del settore vinicolo, come ristoratori, distributori, enofili, oltreché un numero sempre crescente di normali consumatori, è alla spasmodica ricerca dell'autenticità vinicola. ”L'establishment del settore vede, in genere, i vignaioli naturali come tipi strani”, dice Bartolomei, che elenca sulle etichette quello che fa e, anche se non necessario, non fa, nella sua produzione vinicola. Né l'Europa, né gli Stati Uniti, infatti, richiedono di elencare gli ingredienti diversi dai solfiti, ma il movimento a cui appartiene, che ha avuto inizio in Francia nel 1970, ha assunto adesso una dimensione globale, con almeno una dozzina di importanti manifestazioni che si tengono annualmente da Londra a Tokyo . ”Il vino naturale, 15 anni fa, era considerato come succo hippie”, spiega John Wurdeman, l'americano co-fondatore del vigneto Lacrime di fagiano, situato nella ex repubblica sovietica della Georgia, che esporta il 70% della sua produzione annua, che ammonta a 60.000 bottiglie. “Il mercato è in crescita a velocità incredibile, con ristoranti di fama mondiale che chiedono di rifornire continuamente le loro cantine”. Jenny Lefcourt, co-fondatore del marchio Jenny & François, a New York, dice che le vendite della sua azienda sono raddoppiate dal 2009. “Le nostre vendite non sono solo per Parigi o New York, ma stiamo arrivando in tutti gli Stati Uniti”. Un sondaggio condotto da Nielsen lo scorso gennaio, fa emergere che su 1.000 bevitori di vino il 65% di quelli tra 21 e 34 anni, sono interessati al vino naturale. Anche se non esistono statistiche attendibili, gli esperti stimano che le vendite di vino naturale valgono oggi circa l'1% per cento del totale mondiale, che nel 2014 ha sviluppato un fatturato di quasi 268 miliardi dollari. ”Tantissime persone stanno salendo sul carro del vino naturale”, spiega Isabelle Legeron, organizzatore del RAW, una fiera annuale vino naturale che si tiene annualmente a Londra, dove espongono 180 viticoltori e attira migliaia di visitatori.
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