Casali di Ussita può tornare a vivere: strada e rifugio riaperti dopo il sisma. Pettinari: «Troppo tempo, nulla da festeggiare»

Basilli e Pettinari
Basilli e Pettinari
di Monia Orazi
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Domenica 11 Luglio 2021, 09:10

USSITA - Ieri mattina alle 11 in punto, con il sindaco Silvia Bernardini ed il consigliere comunale Sante Basilli, il presidente della Provincia Antonio Pettinari ha riaperto ufficialmente la strada che da Ussita conduce a Casali. Aperto anche il rifugio Casali, delocalizzato con tenacia da Claudio Menichelli e Luca Ballesi, due giovani maceratesi che lo avevano preso in gestione nel 2016, poco prima delle devastanti scosse di terremoto che lo hanno distrutto. 

 
Nessuna cerimonia per la riapertura della strada, ma solo un gesto semplice, quello di esserci per testimoniare la fine di un percorso lungo ed accidentato, con i lavori che si sono protratti per due anni, consegnati nel marzo 2019. Ci sono voluti 29 mesi dal terremoto, per vedere la strada nuovamente percorribile. I lavori sono costati 8 milioni e 200 mila euro, sono stati eseguiti dalle ditte Paeco Srl e Nuova Fise. Ha detto Antonio Pettinari: «Sono qui con il sindaco Silvia Bernardini, nessuna cerimonia perché non ho motivo di festeggiare perché siamo in ritardo. Sono qua per testimoniare la soddisfazione che anche questo territorio potrà essere apprezzato e visitato da tutti, da noi maceratesi, da queste comunità. Ci sono i proprietari di case di Casali che ora potranno transitare liberamente. Un atto a cui volevo partecipare e dare testimonianza come amministrazione: ho motivato la mia assenza ad altre manifestazioni concomitanti».

Resta da completare lungo il tracciato il tappeto di asfalto, sarà fatto entro un paio di settimane, poi saranno posizionate le barriere nei tratti più pericolosi.

Conclude Pettinari: «Abbiamo puntato sulle strade, sinonimo di progresso e sviluppo, indispensabili per la promozione dei territori. Noi le strade le apriamo, non le chiudiamo come fanno altri, come avvenuto in Umbria per la fioritura di Castelluccio. Non si può trasformare l’autorità in un atto di imperio senza dialogo, in un territorio in cui condividere, fare squadra ed essere coesi è fondamentale, ancora peggio in un sistema come il Parco dei Sibillini». Nel vicino rifugio Luca Ballesi racconta la gioia di ripartire: «Grazie un po’ a tutti, soprattutto a noi, perché é stata dura tenere per tutto questo tempo. Prima i bandi, poi i lavori infiniti, poi continui rimandi uno dietro l’altro, anno dopo anno. Qua se salta la stagione estiva si va all’anno dopo. Con il rifugio stiamo messi bene, un punto chiave per visitare Val di Panico, monte Rotondo, monte Bove, Pizzo Berro, Pizzo Tre Vescovi: la posizione è strategica. Abbiamo avuto svizzeri, toscani venuti giù dalla montagna, in bici a piedi, la camminata va di moda, l’ebike sta andanto tantissimo».

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