Il trisavolo di Messi partito nel 1893, la storia al Museo dell’emigrazione

Il trisavolo di Messi partito nel 1893, la storia al Museo dell’emigrazione
Il trisavolo di Messi partito nel 1893, la storia al Museo dell’emigrazione
di Giulia Sancricca
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Martedì 20 Dicembre 2022, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 15:16

RECANATI - La storia della famiglia del campione del mondo, Lionel Messi - le cui origini sono per metà recanatesi e metà settempedane -, è la stessa di tanti marchigiani che sono partiti dalla loro patria per cercare una vita migliore dall’altra parte dell’oceano. Storie che vengono tramandate anche grazie al Museo dell’emigrazione marchigiana di Recanati dove si intrecciano le vite di tante famiglie costrette a lasciare le loro Marche per la terra promessa. 


Angelo Messi, agricoltore di Recanati, aveva 28 anni quando è partito dalla città leopardiana alla volta dell’Argentina. E mai avrebbe pensato che la sua discendenza avrebbe dato i natali al miglior giocatore dei Mondiali in Qatar e tra i più forti calciatori di tutti i tempi, Lionel Messi. In un video trasmesso al Museo dell’emigrazione marchigiana, grazie all’interpretazione di un attore, la storia di Angelo viene raccontata ai visitatori dal finestrino di un treno. Le informazioni trovano conferma nella ricerca portata avanti dell’ex sindaco della città, Francesco Fiordomo, che nel 2014 inviò al calciatore la tessera elettorale. 

«Il mio nome è italiano, i miei genitori erano mezzadri e anche io sono contadino».

Così parlerebbe oggi Angelo, trisavolo di Lionel, e così l’attore racconta in prima persona la sua storia. «Il 21 maggio 1892 mi sono sposato con Maria di Montefano, ma non basta sposarsi per cambiare vita. Pochi soldi, poco lavoro: avevo una famiglia e dovevo dargli da mangiare. Quando abbiamo ricevuto una lettera da mio cognato Pacifico, dall’Argentina, in cui diceva: “Qui tutto bene, si mangiano bistecche e si guadagnano soldi”, siamo partiti subito».

Era il 1893. Un mese di viaggio a bordo della Sudamerica II, poi l’arrivo a Buenos Aires e il trasferimento a Rosario. «Qui sono nati i miei figli: cinque, ma due sono morti». Infine una chiosa che collega la sua storia dritta a quella di Lionel. «Mio figlio Aniceto mi fa tribolare: è sempre fuori, non torna mai a casa la sera, e se vede un pallone gli corre dietro e non lo lascia più». Aniceto Messi è stato il padre di Eusebio Italo Messi Barò, padre di Jorge Horacio Messi Perez, a sua volta padre di Lionel Andres Messi Cuccittini. Il calciatore che, oltre alle origini recanatesi, trova le sue radici anche a San Severino, città da dove è partito il trisavolo materno, Raniero Coccettini, nel 1899. E nelle Marche restano ancora oggi i discendenti della famiglia di Messi. Leandro, noto a Recanati per aver ideato e costruito il presepe meccatronico che ogni anno viene visitato da centinaia si curiosi, è un cugino alla lontana del calciatore.

«Certamente - dice - se Lionel accogliesse l’invito dei sindaci a venire a trovarci ne sarei felicissimo. Fiorenzo Santini (sociologo dell’emigrazione marchigiana in Argentina, ndr) ha preso contatti da tempo ed è molto impegnato per far venire qui mio cugino. Vedremo se sarà possibile».
Santini infatti, dopo essere riuscito a scoprire anche il legame materno del campione con San Severino - che gli ha concesso la cittadinanza onoraria - si è rimesso al lavoro per trasformare questo sogno in realtà.

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