«Riaz ha ucciso la figlia di 19 anni», in Appello il pm chiede la conferma dell’ergastolo

Muhammad Riaz, accusato dell'omicidio della figlia Azka
Muhammad Riaz, accusato dell'omicidio della figlia Azka
di Benedetta Lombo
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Sabato 30 Gennaio 2021, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 16:49

RECANATI - Omicidio di Azka Riaz, chiesta la conferma dell’ergastolo. Si è discusso ieri, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Ancona, il processo di secondo grado a carico di Muhammad Riaz, il muratore pakistano 46enne accusato di aver ucciso la figlia 19enne Azka la sera del 24 febbraio 2018 a Trodica di Morrovalle colpendola e lasciandola in strada al buio e sotto una pioggia battente poco prima che un’auto la investisse.

L’uomo è accusato anche di violenza sessuale nei confronti della figlia 19enne e maltrattamenti in famiglia nei confronti di lei, della sorella e dei due fratelli, tutti minorenni all’epoca dei fatti e che avevano vissuto con il padre prima a Montelupone poi, a seguito del terremoto del 2016, a Recanati.

Dopo due rinvii dovuti a un legittimo impedimento della difesa e poi all’indisposizione dell’imputato che aveva contratto il Covid, ieri è stata celebrata la discussione. Il pubblico ministero Claudio Rastrelli ha ripercorso i fatti contestati all’imputato e ha concluso chiedendo la conferma della condanna di primo grado: l’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi. Poi è stata la volta delle parti civili, l’avvocato Maurizio Nardozza (che tutela la moglie di Riaz e due figli) e l’avvocato Paolo Carnevali per il terzo figlio ancora minorenne, rappresentato dalla tutrice Francesca Forani.

Per la difesa il primo a prendere la parola è stato l’avvocato Flavio Rossi Albertini che si è soffermato sulle contestazioni relative alla violenza sessuale e ai maltrattamenti in famiglia. Il legale ha insistito sulle dichiarazioni rese dall’assistente sociale che aveva seguito i figli di Riaz nei due anni antecedenti le denunce. «I giudici di primo grado avevano ritenuto quelle dichiarazioni inutilizzabili – ha commentato il co-difensore Francesco Giorgio Laganà –, ma sono di assoluto rilievo perché ricostruiscono un quadro genuino della situazione vissuta in quella casa».

Secondo la difesa, infatti, l’assistente avrebbe infatti riferito che i figli di Riaz erano tranquilli e non avevano mai parlato di violenze sessuali o maltrattamenti. Al contrario l’assistente avrebbe ritenuto il padre dei ragazzi non idoneo a tenere testa ai figli, a educarli. L’avvocato Rossi Albertini avrebbe evidenziato, piuttosto, una capacità dei figli di mentire, «come hanno fatto in diverse occasioni – ha aggiunto l’avvocato Laganà –. Quando a febbraio hanno chiamato i carabinieri non sarebbe emersa la violenza sessuale, denunciata solo dopo qualche mese. Nel 2017 le due sorelle erano state chiamate in caserma. Il pubblico ministero aveva chiesto e ottenuto dal gip l’autorizzazione a intercettare le conversazioni tra le due sorelle perché c’erano state delle contraddizioni nelle loro dichiarazioni. E dopo quei fatti non era stata emessa nessuna misura cautelare nei confronti del padre. Perché, se quello che dicevano era vero? C’è poi la telefonata registrata dal fidanzato di Azka – prosegue l’avvocato Laganà – in cui si sentono padre e figlia discutere. Si sente la figlia che urla contro il padre, gli dice di darle i soldi, gli urla che le ha rovinato la vita, lo accusa di averle preso tutto ma non parla mai di violenze sessuali. Lui, al contrario, risponde pacatamente, le dice di fare quello che le pare, ma di ridargli il telefono perché è tardi e vuole andare a dormire, le dice che i soldi non li ha, che glieli avrebbe dati l’indomani dopo il lavoro. L’ “orco” resta calmo, perché? Non sa di essere intercettato, se è lui l’orco dentro casa perché resta calmo?».

In aula l’arringa dell’avvocato Laganà si è concentrata sull’accusa di omicidio volontario: «Per l’accusa quando l’auto ha investito Azka, la testa della vittima era rimasta all’esterno. Ci sono le relazioni dei Ris che confermano che sotto l’auto ci sono i capelli di Azka. Per noi era in piedi quando è stata investita». L’udienza è stata rinviata al 10 febbraio, per repliche, camera di consiglio e sentenza.
 

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