La donna, parte civile con altre 4 persone, anche loro vittima della presunta truffa, rispondendo alle domande del Pm Enrico Riccioni e degli avvocati di parte civile (Andrea Tassi, Alessia Pepi, Maurizio Vallasciani) e della difesa (Simone Santoro, sostituito dal collega Vanni Vecchioli, e Giada Micucci) ha ripercorso il suo calvario durato più di sette anni.
L'accusa
Imputati a vario titolo per truffa aggravata e riciclaggio sono i recanatesi Germana Rapaccini, il padre Oliviero e il marito di lei Luciano Paccamiccio.
La donna ha raccontato che conosceva da tempo la Rapaccini con cui andava a messa tutte le domeniche. Per la Procura l’imputata, prospettando il pericolo di nefaste conseguenze per la loro salute e quella dei familiari, avrebbe convinto più persone a farsi consegnare denaro da purificare, denaro che dopo i “riti di purificazione” avrebbe dovuto riconsegnare, ma alla donna sentita ieri ciò non era accaduto. Dal 2011 al 2018 le avrebbe dato 420.000 euro, per evitare esiti negativi dopo una colonscopia, per evitare conseguenze mortali dopo aver acquistato uno scooter e così via. «Stavamo bene economicamente. In quegli anni è stato come essere in un tunnel nero – ha raccontato ieri la donna -, non potevo più tornare indietro e andando avanti c’era solo buio. Germana dietro di me che mi spingeva, io cadevo, mi rialzavo, insanguinata e non vedevo la luce. La luce l’ho vista nel 2018 quando abbiamo scoperto la truffa e mi si è aperta un’uscita di sicurezza. Da lì ho ricominciato a vivere. Ho vissuto nella consapevolezza di aver distrutto la mia famiglia».
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