MACERATA - Cosa può accomunare il lavoro dei sogni con quello che ci si trova a fare per caso? L’entusiasmo. Quella parola magica che è come lo zucchero di Mary Poppins per mandar giù la pillola. Perché quando si accoglie la vita così il risultato non può che essere un arricchimento, a volte anche più di quello ottenuto sopra i libri. È quello che non è affatto mancato a Marco Morosini, maceratese di 24 anni, giornalista pubblicista dal 2019. Due lauree conseguite con lode: una triennale in Scienze della Comunicazione e una magistrale in Informazione e Sistemi editoriali, attualmente studente per un master in Marketing e Direzione aziendale.
A queste si aggiunge il “diploma di bidello”. Sì, perché quello di Morosini è un curriculum di tutto rispetto, che rispecchia la voglia di non fermarsi alle soddisfazioni, ma di prendere ogni traguardo come punto di ripartenza. Ed è la ripartenza che gli ha permesso di non arrendersi davanti alle porte chiuse in faccia di lavori che non arrivano e di contratti che sfumano dietro ad un «le faremo sapere». «Ho preferito passare - confida - alla soluzione contrattuale più adeguata alle mie aspirazioni».
Una scelta, la sua, che lo ha portato a rispondere alle richieste del Miur per essere inserito tra il personale Ata delle scuole del territorio: «Dopo il diploma al liceo delle Scienze Umane - dice - nel 2017, mi sono iscritto in graduatoria. E la pandemia, che ha segnato il periodo in cui ho conseguito la mia laurea magistrale, è stata la stessa che ha creato l’opportunità di ottenere un contratto come collaboratore scolastico, prima nella scuola primaria “Olimpia” e nella secondaria di primo grado “Falcone e Borsellino” di Montefano e poi alla primaria “Goffredo Mameli” di Macerata».
Morosini ha potuto così portare tra i bambini tutto se stesso, passioni comprese.
E sembra esserci riuscito, visto che martedì scorso (ultimo giorno effettivo di lavoro, visto che ora è in ferie) in un momento che al giovane maceratese è sembrato una prova di evacuazione, l’intera scuola è scesa in giardino gridando il suo nome: «Non solo mi hanno messo il tocco in testa, ma ad attendermi c’erano due cartelloni. Uno con le impronte delle mani dei bambini e l’altro con un pentagramma le cui note erano i volti degli alunni». Non un disegno a caso: «Quando è tornata la Dad - racconta - , insieme alla maestra Annalisa Foresi abbiamo suonato per bambini a distanza. Io la pianola, lei la chitarra. Mi sono sentito il fratello maggiore di ognuno di loro e forse è proprio per questo che hanno voluto premiarmi».
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