Il dirigente della Provincia guarito dal virus: «Un incubo lungo tre settimane, ora sono un uomo diverso»

Il dirigente della Provincia Alessandro Mecozzi
Il dirigente della Provincia Alessandro Mecozzi
3 Minuti di Lettura
Sabato 25 Aprile 2020, 06:15
MACERATA -Un incubo durato tre settimane. Nel reparto Covid di Civitanova, con l’ossigeno: «due giorni, in particolare, sono stati terribili, me la sono vista veramente brutta». Alessandro Mecozzi, civitanovese di 64 anni, ingegnere e dirigente dell’Ufficio tecnico della Provincia. Quell’incubo è finito, gli occhi dell’ingegnere comunicano immediatamente quella sensazione. C’è una cosa che a Mecozzi preme dire subito: «Voglio ringraziare i medici, gli infermieri, gli Oss dell’ospedale di Civitanova: mi hanno salvato la vita. In tutti questi giorni di ricovero forzato li ho ammirati, ho visto con quanta passione e professionalità lavorano e lo fanno in sintonia pur in una situazione molto difficile».
Come è accaduto? «La storia è iniziata il 17 marzo, stavo male ma non avevo febbre. Il giorno dopo la febbre era altissima, oltre i 39, in casa siamo in tre e ci siamo isolati nelle rispettive stanze. Sono andato avanti per giorni con la febbre alta e la tachipirina, ma non c’era verso di farla scendere. Ho chiamato il dottor Rosati e mi ha consigliato di contattare il 118 se avessi avuto difficoltà respiratorie. Un paio di giorni dopo stavo malissimo, probabilmente anche per via dell’ansia e ho chiamato il 118. Sono stato un paio di giorni al Pronto soccorso, il 26 mi hanno trasferito in Ematologia, la situazione era ancora relativamente tranquilla ma il giorno dopo il quadro clinico è peggiorato. La polmonite progrediva, ero in terapia preintensiva prima con la maschera, poi con lo scafandro. Ho trascorso due settimane con l’ossigeno cercando di rimanere concentrato sulla malattia. Accanto a me ho visto persone che non ce l’hanno fatta, erano i giorni del picco dei ricoveri. Due notti sono davvero state terribili, mi chiedevo dove fossi, ero disorientato. Poi mi hanno dato un farmaco che si usa come antireumatoide e l’effetto è stato positivo. Sono uscito dall’ospedale qualche giorno fa, non mi tenevo in piedi, ero uno straccio». La vita però è cambiata: «A 64 anni questa esperienza mi ha maturato molto, in questi giorni in ospedale da solo ho avuto tanto tempo per pensare».
«Ho visto persone - racconta ancora Mecozzi - morire nei letti vicini al mio, ho avuto il conforto dei tanti messaggi via social degli amici, quando sono uscito ho provato grande tristezza quando ho appreso la morte di un mio amico di gioventù a Camerino». Ora? «Sono a casa in isolamento con mia moglie, positiva da diversi giorni. Lei però ha avuto sintomi lievi, si era già isolata in casa da settimane e l’equipe dell’Asur la segue a casa». Mecozzi è anche un volontario della Croce Verde di Civitanova: «Quando dovevo essere ricoverato ho chiesto aiuto a loro, mi hanno soccorso. Un grazie anche alla Croce Verde e ai volontari che rischiano pur di aiutare chi è in difficoltà».
© RIPRODUZIONE RISERVATA