Traffico di reperti, sequestrato il museo di Gagliole. Paoletti: «Fondazione Oppelide estranea ai fatti»

Traffico di reperti, sequestrato il museo di Gagliole. Paoletti: «Fondazione Oppelide estranea ai fatti»
Traffico di reperti, sequestrato il museo di Gagliole. Paoletti: «Fondazione Oppelide estranea ai fatti»
di Monia Orazi
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Venerdì 14 Ottobre 2022, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 15:14

GAGLIOLE  - Sequestro al museo di storia naturale di Gagliole, di proprietà della fondazione Oppelide. Mercoledì mattina sono arrivati i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona che hanno esaminato i reperti fossili del museo, facendo scattare i sigilli all’immobile, per un’indagine in corso su un presunto traffico illecito di reperti, coordinata dalla procura di Ancona, che ha disposto l’accertamento investigativo.

«Noi siamo estranei ai fatti, la struttura è terza rispetto ad un’indagine in corso con indagati che non conosco - spiega Paolo Paoletti, presidente della fondazione Oppelide -. Sono stati esaminati dei reperti che abbiamo in deposito, non siamo indagati. La nostra struttura è privata e svolge attività non a scopo di lucro, la nostra volontà è quella di riaprire il prima possibile, altrimenti l’attività del museo ne risentirà». 

«Abbiamo reperti fossili provenienti da numerose parti del mondo - prosegue Paoletti -, esposti al pubblico da molti anni, regolarmente denunciati alla Soprintendenza.

In questo periodo avevamo una serie di prenotazioni da parte di scolaresche per la visita alla collezione, ora stiamo avvisando che il museo è chiuso, in modo da evitare disagi, speriamo di tornare in attività al più presto». Qualche mese fa il museo di Gagliole era stato inserito nella guida dei musei più belli d’Italia. La fondazione Oppelide ha nominato gli avvocati Paolo Carnevali e Mario Cavallaro per l’assistenza legale.

«Tecnicamente si tratta di un sequestro presso terzi, i nostri assistiti sono completamente estranei ai fatti e non sono indagati - spiega l’avvocato Cavallaro -. La fondazione è un’istituzione terza rispetto all’indagine, nessun coinvolgimento diretto. L’ipotesi di indagine è che alcuni soggetti abbiano ceduto o commerciato in modo illegittimo alcuni reperti fossili, si tratta di un sequestro generico, senza un elenco specifico. Non siamo a conoscenza degli elementi relativi all’indagine. Il problema è il disagio arrecato all’attività del museo, viene impedita l’attività di accoglienza al pubblico, tra l’altro non si tratta di un’attività lucrativa o di commercio di beni paleontologici. Una volta acquisiti e denunciati alla Soprintendenza vengono esposti al pubblico, quelli in deposito sono ancora da catalogare o da buttare». 

Il prossimo passo dei legali sarà quello di chiedere il dissequestro, per consentire la riapertura del museo, spiega Cavallaro: «Chiederemo il dissequestro alla Procura di Ancona, pur nello spirito di collaborazione con l’autorità giudiziaria, già dimostrato. Tra l’altro la fondazione non ha interesse ad esporre beni di provenienza illegittima. Si tratta di reperti fossili che hanno valore prevalentemente scientifico, più che commerciale, molti provengono dall’estero e da altri continenti. Se viene impedita l’attività di accoglienza al pubblico, il museo rischia un serio danno, si paga una piccola cifra per il biglietto, solo per i costi di esercizio».

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