«Ti pago ma mi ridai 500 euro al mese»
imprenditore edile finisce in manette

«Ti pago ma mi ridai 500 euro al mese» imprenditore edile finisce in manette
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Venerdì 19 Aprile 2019, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 11:17
MACERATA - Era arrivato dal Senegal in Italia con la speranza di un futuro migliore e la voglia di impegnarsi per riuscire a costruirsi una vita decorosa. I sacrifici, quelli, li aveva messi in conto, non le minacce, tantomeno le (presunte) estorsioni. Per tre anni ha serrato i denti e ha resistito, poi non ce l’ha fatta più e ha denunciato. Mercoledì scorso il suo datore di lavoro, un corridoniano di 41 anni è finito in manette, il socio è invece stato denunciato a piede libero. Il 41enne ai poliziotti che lo hanno fermato ha detto di non aver fatto nulla, nessuna minaccia, i soldi che gli agenti della Squadra Mobile gli avevano trovato in tasca erano una parte di un prestito che aveva fatto al senegalese. Ma la spiegazione fornita non ha convinto gli inquirenti. 

 

L’arresto è stato eseguito dal personale della Mobile, diretta dal commissario capo Maria Raffaella Abbate, al termine di una puntuale attività investigativa. Al 41enne, Luca Marinucci, viene contestato il reato di estorsione continuata in concorso con A.M., denunciato in stato di libertà. Per gli inquirenti i due, entrambi soci al cinquanta per cento di una società edile, sono responsabili di aver estorto al loro dipendente, di nazionalità senegalese, dalla sua retribuzione mensile pari a circa 1.400 euro netti, la somma di circa 500 euro mensili, a partire dal dicembre 2015, quando cioè venne regolarmente assunto. 

Da allora, in base a quanto ricostruito, l’imprenditore ogni mese avrebbe chiesto all’operaio straniero di restituirgli parte della busta paga con la minaccia che se non l’avesse fatto, sarebbe stato licenziato, quindi, oltre a perdere il lavoro avrebbe perso anche il permesso di soggiorno che difficilmente gli sarebbe stato rinnovato senza un’occupazione e di conseguenza un luogo in cui vivere. Il senegalese avrebbe sopportato la gravosa situazione per circa tre anni, affrontando grandi difficoltà economiche per sopravvivere dovute alle spese che quotidianamente era costretto a sostenere. Doveva pagare il canone di locazione dell’appartamento in cui viveva e allo stesso tempo doveva inviare denaro alla sua famiglia in Senegal – motivo per cui era venuto in Italia – e con 800 euro netti al mese a stento riusciva ad acquistare qualcosa da mangiare per poter sopravvivere. Disperato per la difficile situazione si è rivolto alle uniche persone che conosceva, di cui si fidava e che pensava avrebbero potuto aiutarlo: i sindacalisti della Cgil di Macerata. Sono stati questi ultimi a consigliargli di sporgere querela contro il suo datore di lavoro, unica strada per porre fine alle richieste estorsive e ottenere giustizia. Così un rappresentante del sindacato lo ha accompagnato in questura dove la sua testimonianza è stata raccolta e la situazione è stata analizzata. 

A quel punto gli agenti della Squadra Mobile, dopo essersi interfacciati con il procuratore capo Giovanni Giorgio e con il sostituto procuratore di turno Enrico Riccioni, hanno raccolto tutti gli elementi ritenuti probatoriamente interessanti e hanno predisposto un servizio specifico per accertare i fatti. Il giorno scelto per chiudere il cerchio è stato mercoledì scorso quando personale in borghese ha seguito il datore di lavoro che con il suo socio in affari era andato a prelevare il lavoratore per recarsi insieme a lui in banca. Nel frattempo, però, ad attenderli nella filiale dell’istituto bancario si erano posizionati altri uomini in borghese che hanno assistito al cambio dell’assegno da parte del personale della banca fatta con banconote la cui matricola era già stata registrata dagli agenti in precedenza. 

Il dipendente della banca ha quindi consegnato i soldi all’operaio senegalese che si è allontanato insieme ai datori di lavoro. Fuori dall’istituto di credito però c’era un’altra pattuglia che ha seguito gli spostamenti dei tre in attesa che il datore di lavoro prendesse i soldi dal dipendente e i due si separassero. Subito dopo sono intervenuti. L’imprenditore, difeso dall’avvocato Tiziano Luzi, è stato bloccato e sottoposto a perquisizione personale. Addosso aveva 500 euro, somma ritenuta estorta e prelevata dallo stipendio del giovane straniero. Le banconote corrispondevano a quelle dello stipendio con le matricole identificative segnate. Tutti gli elementi raccolti hanno quindi consentito di arrestare in flagranza il 41enne. L’imprenditore è ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida.
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