Carenza di liquidità e burocrazia, la ripresa in salita per le aziende

Un operaio al lavoro
Un operaio al lavoro
di Mauro Giustozzi
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Martedì 25 Agosto 2020, 08:05
MACERATA - Un settembre che spaventa, nel segno dell’incertezza, dei timori di un ritorno pesante della pandemia. E’ unanime la preoccupazione delle associazioni datoriali: da Confindustria a Confartigianato e Cna si guarda all’autunno tra dubbi, incertezze e paura per quello che potrà accadere nel mondo produttivo. 
«La ripartenza del lavoro per le imprese a settembre è caratterizzata da un clima di incertezza e timore verso il futuro - afferma Domenico Guzzini presidente degli industriali -. E’ evidente che l’emergenza Covid-19 si è abbattuta sul sistema produttivo con un impatto pesante ed esteso. Quasi tutti i settori industriali sono stati colpiti duramente, in particolare il settore moda che ha risentito del calo drastico del commercio e di un’intera stagione produttiva praticamente nulla. E’ anche vero che ci sono dei leggeri segnali positivi su alcuni settori ma la ripresa è senza dubbio complessa e non facile. I problemi che gravano in questo momento sulle imprese sono la carenza di liquidità e il sistema di pesante burocrazia, due dei maggiori ostacoli che rallentano i tempi della ripresa». 
Anche infrastrutture ed export sono temi cari al presidente Guzzini. «La nostra regione è da sempre fortemente penalizzata da una inadeguatezza del sistema delle infrastrutture –sottolinea- che rende difficili i collegamenti. Inoltre per ripartire occorre puntare su export ed internazionalizzazione rilanciando le esportazioni ed anche studiare modalità differenti per gli eventi fieristici: nell’era post Covid poi la digitalizzazione delle imprese non è più un’opportunità bensì un passaggio imprescindibile per guardare al futuro. Di certo in questo quadro le notizie che arrivano sull’aumento dei contagi non sono rassicuranti, ciò che temiamo fortemente è una nuova chiusura che sarebbe inaccettabile». L’appello di Confindustria è quello fare squadra tra imprese, politica, enti, istituzioni, associazioni di categoria per lavorare a piani strategici di ripresa. «Prendo spunto dalle affermazioni fatte dal presidente nazionale Bonomi – conclude Guzzini - quando afferma che “quelli che l’Italia sta vivendo sono giorni decisivi: o tra governo e parti sociali ci confrontiamo, ci ascoltiamo e lavoriamo tutti uniti a un grande patto oppure entriamo in una crisi drammatica, dalla quale rischiamo di non uscire più». 
Da parte della Cna si chiede alla politica di passare dalle tante parole ai fatti. «La nostra associazione ha fatto precise richieste ai politici, in particolare sul tema della ricostruzione post sisma che da noi è centrale –afferma il presidente Giorgio Ligliani- per rilanciare l’economia e l’indotto che questo settore può mettere in moto. Se tutto resta così com’è l’autunno si prospetta delicatissimo: le imprese non hanno un grande respiro prospettivo. Gli aiuti arrivati dal governo sinora sono stati indirizzati alla sopravvivenza delle imprese, non hanno una visione di rilancio del mondo produttivo e del lavoro. Noi vediamo che finora si è fatto qualcosa per non far morire le aziende, ma senza un’inversione di rotta, si è solo rinviato il problema senza affrontarlo. Da noi chi sta soffrendo in particolare sono i settori manufatturieri e della calzatura: muratori e impiantisti puntano sulla ricostruzione ma anche in questo ambito serve un veloce cambio di passo rispetto al poco fatto finora. Resta a galla l’agroalimentare, ma se c’è mancanza di prospettive c’è la chiusura anche da parte di coloro che potrebbero spendere e rilanciare l’economia». 
Sulla preoccupazione di una nuova emergenza sanitaria in autunno si sofferma anche Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo. «La riapertura delle scuole interessa il mondo del lavoro –spiega il presidente Renzo Leonori- perchè i genitori che fanno: vanno in azienda o lavorano da casa? Poi il taglio del 30% sulle tasse alle imprese del sud, in cui era ricompresa l’Umbria ma non le Marche. Di fronte alle proteste non è che è stato esteso questo beneficio alla nostra regione, probabilmente verrà tolto all’Umbria. Per non parlare della ricostruzione post sisma che non riparte con tante aziende in crisi. Abbiamo poi calzature e abbigliamento in grande sofferenza. Questi settori hanno perso due stagioni, estiva ed invernale, ed è un grande problema. Va riconosciuto il rifinanziamento della cig ma quello di cui abbiamo bisogno è che le nostre aziende ripartano al più presto». 
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