La stagione dei picnic: meravigliose scampagnate di primavera nelle Marche

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di Véronique Angeletti
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Sabato 20 Aprile 2024, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 13:12

Siamo nelle settimane ideali per picnic e scampagnate. Soprattutto nella regione Marche che manifesta il suo plurale anche nei suoi tanti paesaggi. Panorami firmati da una natura impetuosa o modellati dall’opera di proprietà collettive e da agricoltori pretesti a parentesi relax che fanno bene al corpo e alla mente. Ma sono anche pagine fonti di una diversità bioculturale che vanno lette attraverso i loro prodotti tipici. Pertanto, ecco un invito a girovagare con la tovaglia nello zaino in luoghi belli, da tutelare, non a caso registrati nel Catalogo Nazionale dei Paesaggi Storici Rurali.

La prima tappa

La prima tappa sono le Piagge, a ridosso delle mura di Ascoli Piceno.

Un luogo straordinariamente emblematico del rapporto storico ed intenso tra città e campagna caratterizzato da un mosaico di terrazzamenti dove sorgono orti, oliveti e vigneti. Da vivere sorseggiando un bicchiere Dop di Passerina, di Pecorino o di Rosso Piceno. La seconda sosta è l’altopiano di Macereto, 3mila ettari tra Ussita, Visso, Acquacanina, Fiastra, Fiordimonte e Pieve Torina che si distingue per la presenza da sempre di pascoli. Il regno del pecorino dei Monti Sibillini non a caso Presidio Slow food che eredita gli aromi del legno di faggio o di quercia su cui viene posato. Lo producono a Capriglia, Giovanni, Mirko e Luca dell’Azienda Delizie dei fratelli Angeli. Allevano allo stato semi brado ovini di razza Comisana, Sarda e Sopravissana e bovini di razza Frisona e Pezzata Rossa. Da assaggiare gli altri formaggi a latte crudo che profumano di erbe di montagna ed un magistrale primo sale. Nel Maceratese, la tovaglia andrebbe adagiata negli oliveti della Coroncina che si sviluppano in gran parte nel Comune di Caldarola ma toccano anche Belforte del Chienti e Serrapetrona. Vivono in associazioni a boschi di roverella e antichi vigneti. Danno un olio evo riservato a grandi intenditori. Di colore verde intenso con sentori di carciofi accompagnati da toni erbacei e risulta al gusto dolce ma solo all’inizio poiché dopo prevale un amaro e un piccante intensi e persistenti. Nell’Anconetano, la sosta è sulle dolci colline di Maiolati Spontini. Anche qui prevale la compresenza di una “policolture agricole e aree boscate”. Terre che testimoniano autentiche storie di mezzadria dove coltivare olivi, vite, cereali, avere una bassa corte e crescere il maiale se oggi è multifunzionalità, ieri era sopravvivenza. Paesaggi da osservare con un panino di ciauscolo, di salame lardellato di Fabriano, splendidamente interpretati dal 1991 da Gherardo Benedetti nella Bottega-Osteria delle Delizie a Moie. Pochi chilometri ed ecco Loretello, uno dei nove splendidi castelli di Arcevia. Emblema del legame tra le coltivazioni e insediamenti dominanti. Le coltivazioni prevalenti qui sono quelle del farro, del mais, delle cicerchie da gustare in pasta fredda ed insalate e con tocchi di polenta quella ovviamente di Ottofile dell’antica Roccacontrada di cui azienda custode è Marino Montalbini a Magnadorsa.

La location finale

Infine, la sesta tappa è nella Cerreta più grande d’Europa, nel cuore del Parco del Sasso Simone e del Simoncello, tra Sestino, Piandimeleto, Frontino, Carpegna e Pennabilli. Qui ci si muove con il panino farcito del Principe dei prosciutti, il Carpegna Dop. Lavorato a mano vanta un bouquet che gode dei venti forti e costanti che inebriano la zona.

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