Moby Prince, la pista choc: tragedia scatenata da un feroce atto di pirateria. Tre vittime marchigiane

Moby Prince, la pista choc: tragedia scatenata da un feroce atto di pirateria. Tre vittime marchigiane
Moby Prince, la pista choc: tragedia scatenata da un feroce atto di pirateria. Tre vittime marchigiane
3 Minuti di Lettura
Sabato 17 Dicembre 2022, 21:06 - Ultimo aggiornamento: 22:28

Potrebbe esservi un feroce atto di pirateria navale compiuto per ritorsione nell'ambito di una guerra commerciale internazionale sul greggio iraniano, trasportato in Italia nonostante l'embargo, dietro la tragedia della Moby Prince. È quanto starebbe emergendo nell'ambito della nuova inchiesta della Dda di Firenze sul traghetto della Navarma che, nella notte limpida del 10 aprile 1991, in assenza di nebbia, di fronte alle coste del porto di Livorno, cambiando improvvisamente e inspiegabilmente rotta di circa 30 gradi, andò a cozzare contro la petroliera Agip Abruzzo, carica - secondo l'ipotesi allo studio - di 82.000 tonnellate di «iranian light», e ferma alla fonda in zona vietata, provocando la morte di 140 persone tra passeggeri e equipaggio. Una conclusione choc a quasi 32 anni dalla tragedia in cui persero la vita 140 persone, tra cui il motorista sambenedettese Sergio Rosetti, e tra i passeggeri Giuseppina Granatelli di Sant’Elpidio a Mare ed il marito Bruno Fratini (originario di Morrovalle).

Gaia, scomparsa sul traghetto a 20 anni: indagini sul telefonino. I genitori: «Non si è suicidata»

Tragedia Moby Prince, tre vittime marchigiane e la nuova pista choc

Lo scenario, che emerge da una relazione tecnica presentata nei giorni scorsi in procura, vedrebbe la strage della Moby Prince, costata la vita a 65 persone dell'equipaggio e a 75 passeggeri - si salvò solo il mozzo Alessio Bertrand -, strettamente collegata a un altro grave incidente marittimo, quello della Haven, la petroliera cipriota esplosa improvvisamente - 14 ore dopo il disastro della Agip Abruzzo e della Moby Prince - durante un travaso di greggio da una cisterna all'altra, nel tratto di mare fra Genova e Voltri e colata a picco tre giorni più tardi dopo essersi spezzata in due tronconi.

In questo caso persero la vita cinque membri dell'equipaggio - erano 36 i marittimi imbarcati - fra cui il comandante, Petros Grigorakakis.

E anche in quel caso il sospetto è che non si trattò affatto di un incidente casuale. L'ipotesi complessiva va prendendo corpo dopo che il perito nominato dalla Dda di Firenze, l'esplosivista Danilo Coppe, ha consegnato nei giorni scorsi agli inquirenti una relazione di una settantina di pagine, in cui, rispondendo ai quesiti posti dagli inquirenti, esclude la presenza di esplosivo a bordo della Moby Prince, come, invece, sostenuto dalle prime perizie. Le tracce di esplosivo rinvenute sui reperti sarebbero il frutto di una contaminazione e non, invece, della reale presenza di esplosivo a bordo del traghetto Moby Prince.

© RIPRODUZIONE RISERVATA