«Con SkyAlps ho viaggiato da solo». Eutanasia del viaggio per Roma

«Con SkyAlps ho viaggiato da solo come CR7». L'eutanasia del volo Falconara-Roma andata e ritorno

di Giancarlo Laurenzi
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Giovedì 4 Aprile 2024, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 18:16

Ieri, mattino prestissimo, avevo in calendario una temuta visita al pancreas al Policlinico Gemelli di Roma. Partire da Ancona con la macchina significava aggrapparsi pericolosamente al volante dalle ore 4 e - altra opzione - con nessuna delle diligenze che spacciano per treno a motore avrei fatto in tempo per il controllo sanitario, rigido negli orari oltre che nei volti dei medici. Così martedì decido di sperimentare SkyAlps, la compagnia che dal primo aprile ha sostituito la perniciosa Aeroitalia nel servizio di continuità territoriale e che grazie ai buoni uffici di Enac e Regione adesso collega le Marche alla Capitale al contrario: prima il ritorno (decollo da Roma alle 13,45), poi l’andata (da Falconara via alle 15,30).

Il direttore Giancarlo Laurenzi

Chi può prendere un volo del genere oltre a me? Nessuno in teoria, ma a sorpresa, quando si illumina d’incenso il gate 3 del Sanzio, nei dintorni della porta scorrevole barcolla con la carta d’imbarco tra i denti un celtico in delirio etilico che - come se la provenienza fosse la tessera sanitaria per l’abbuffata di Guinness - ripete appena tre parole, muovendo in senso longitudinale la faccia rubizza: «Edmbrà, edmbrà, edmbrà». Ho il sospetto sia diretto a Edimburgo (via Roma) e il dubbio amletico sul perché uno scozzese senza kilt sia da giorni sul nostro spicchio di suolo dimenticato dal mondo svanisce quando, anziché il classico bus, ci carica in direzione aereo un mini van da serata degli Oscar laccato di nero con le poltroncine in pelle lucida. Delle due l’una: o siamo su Scherzi a Parte (e non mi sono accorto che l’ubriaco accanto a me è Gerard Butler) o saremo comparse inconsapevoli di una serie tv sulla Chicago anni Trenta, sempre con Gerard Butler protagonista.

Invece, come d’incanto, il cielo diventa azzurro e lo scozzese che aveva miracolosamente abbandonato i contorni della guancia sul finestrino si arrampica sulla scaletta con gambe credibili, ritrovando armonia con se stesso e i neuroni. Perché - ecco la novità - l’aereo di SkyAlps è intrigante, affascinante, ammiccante. Bianco e verde fuori, nuovo di zecca dentro, sedili perfetti, ambiente ideale per viaggiare, personale squisito che sorride e parla italiano, offre tisane e biscotti burrosi presi in Calabria. Voto: 9. Non arriva a 10 solo perché - come diceva Claudio Amendola in Vacanze di Natale dei Vanzina - 10 si dà solo a Falcao. Il viaggio per Roma è strepitoso: partenza in orario, 35 minuti scarsi con il Dash che vola a 25mila piedi e 600 km all’ora anziché i 400 dell’Atr di Intrieri. Atterraggio impeccabile, chapeau. Saluto Gerard Butler, che sull’aereo aveva rifiutato l'acqua minerale, e vado in ritiro prepartita per la visita al Gemelli.

Ieri, a visita fatta e con tanta voglia di casa, decido di iscrivermi nuovamente al club dei seguaci del conte Masoch, acquistando la tratta che assomiglia a un periodo ipotetico: Roma-Ancona, 13,45, sempre SkyAlps. Procedo ansimante fino al gate di Fiumicino dopo un training per la Maratona (numero 83, praticamente a Fregene), l’omino che mi viene incontro ha modalità celestiali nell'annuncio personalizzato: «Lei viaggerà con un volo privato». Ride, e il pullman che porta alla scaletta apre le porte del Paradiso: sono da solo, proprio come sul jet di Cristiano Ronaldo, marchiato CR7. Esattamente: se non avessi fatto in tempo (come fino a mezzogiorno era più probabile dello scudetto dell’Inter) l’aereo sarebbe decollato vuoto, come manco Antonioni avrebbe immaginato per uno dei suoi capolavori sull’incomunicabilità, dove anche le certezze più elementari sono messe in discussione. Salgo sul Dash tutto per me - che parte e arriva in orario al Sanzio - e ritrovo le sensazioni da copertina: una compagnia di Bolzano, nuova, precisa, puntuale e con la testa dura dei crucchi. Peccato che anche il giorno prima mostrassero iter e numeri identici: un volo per un passeggero pagante.

Al ritorno, in compenso, i viaggiatori raddoppiano: 2. La somma di ieri più martedì, scozzesi compresi. Tradotto e messo a verbale: Aeroitalia prima, Enac e Regione poi, hanno serenamente deciso che era il momento di praticare l’eutanasia al volo per Roma (collegata con le Marche con treni che in Bangladesh rifiuterebbero sdegnati). Un gomitolo di idiozie infilate con scientifica noncuranza: oltre alla partenza dopo l’arrivo, sempre dopo pranzo, si deve stare almeno una notte fuori in albergo, cena compresa. Costo totale: come un volo per Londra a Natale, benefit esclusi. L’agenda? Impegni sempre dopo le 17,30 (a Roma, figuratevi), e la mattina dopo non bisogna mai finire dopo le 11 (quando la stessa Roma è ancora al primo caffè). Risultato scontato: 4 voli, 6 passeggeri totali, un crollo che manco Wall Street del ‘29. Il governatore Acquaroli aveva annusato l’odore stantio, rifiutando la prima offerta del ceo Spinato. Poi - uomo perbene ma sfinito - per salvare la continuità si è girato dall’altra parte, accettando la proposta migliorativa, complice la voglia matta di sfrattare Aeroitalia a portata di firma. Adesso però che è chiaro a tutti, scozzesi compresi, che il volo per Roma così concepito è l’esecuzione di una sentenza di morte, resta la ciambella di salvataggio da lanciare dal pedalò prima di annegare. Il nuovo bando, alla svelta, non tra 6 mesi. Piuttosto con una sola turnazione per Roma (appena un’andata e un ritorno cioè), ma con orari potabili agli essere umani che lavorano con o senza cravatta.

Senza ricorrere a creativi di passaggio, l’idea è banale: partenza la mattina, ritorno nel tardo pomeriggio. SkyAlps merita di essere conosciuta e incensata, ha un fascino che ammalia chi la frequenta, e presto dovrebbe dotarsi del certificato Iosa che consentirà di spedire i bagagli per l’ultima destinazione anche in caso di tratta multipla, evitando il doppio e anacronistico check-in. La continuità territoriale non è utile, è indispensabile. Epperò: è una conquista, non un servizio per i soci del circolo degli scacchi. Progettiamo le condizioni per mettere le ali, cancellando in pochi frame le scelte da capre (come direbbe il fu sottosegretario che decollava sui quadri). Basta finti scienziati presi in leasing dalla Nasa, le Marche e chi le gestisce la smettano di aspettare Godot. Perché Samuel Beckett, che Godot l’ha inventato, era irlandese. Non scozzese.

*Direttore del Corriere Adriatico
 

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