L’abbraccio commovente di un dramma senza fine

L’abbraccio commovente
di un dramma senza fine

di Don Aldo Buonaiuto
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Domenica 20 Ottobre 2019, 11:58
C’è un abbraccio commovente che i media ci hanno descritto in questi giorni. Una piccola creatura che si stringe, in fondo al mare, con la sua mamma. Questo gesto è così toccante che non può essere sottaciuto da chiunque veramente tenga alla vita di questi nostri fratelli e sorelle, dei neonati e bambini colpevoli di aver sperato in una vita migliore e di aver creduto ai trafficanti di essere umani. La madre e il figlio ritrovati sono due vittime del naufragio avvenuto il 6 ottobre a sei miglia dalla costa. L’imbarcazione, i cui resti si trovano a 60 metri di profondità, portava con sé circa 50 passeggeri; solo 22 di loro si sono salvati.

Intanto pochi giorni fa sono sbarcati, nel porto mercantile di Taranto, 176 migranti soccorsi in acque internazionali dai volontari presenti all’interno della nave Ocean Viking. Quarantasette persone sono giunte a Santa Maria di Leuca a bordo di un cabinato, mentre una barca a vela con 34 curdi-iracheni è stata intercettata dalla Guardia costiera al largo di Otranto. Tra tragedie e salvataggi questo dramma ancora non si arresta, anzi, trova terreno fertile nelle deboli politiche europee, al momento solo fumose, astratte e contraddittorie. Così anche l’offensiva anti-curda della Turchia ci interpella per molte ragioni. Il sangue versato in questi giorni renderà ancora più complessa la soluzione delle crudeli e cronicizzate controversie regionali. Ci sono Paesi come il Libano, sul cui territorio il numero di profughi è ormai un terzo della popolazione locale. Il fragore delle armi non farà che creare ulteriore odio perché la violenza non è mai la soluzione alle contese, né può esserlo una politica che sposta truppe sulle carte geografiche in un tragico delirio di sopraffazione.

A noi, come uomini di pace, stanno a cuore le persone, non i conciliaboli nelle segrete stanze né gli inconfessabili opportunismi delle complicità e dell’indifferenza. Ora la priorità è salvare, in ogni modo e con qualunque mediazione, gli uomini, le donne e i bambini costretti a scappare dalle loro case distrutte dai colpi di mortaio e dai bombardamenti. Per una volta almeno l’Unione Europea smetta di parlare a più voci e si mostri compatta nel promuovere corridoi umanitari e negoziati multilaterali per consentire alle popolazioni indifese di uscire dalla morsa dei combattimenti. Nessuno può fingere di non sapere quale sia la posta in gioco. Chiudere gli occhi mentre vengono spezzate vite umane equivale a sottoscrivere la loro condanna a morte. Il leader turco Erdogan ha minacciato di lasciar partire milioni di profughi siriani verso i paesi europei se l’Ue farà valere il proprio peso diplomatico per contrastare le sue mire di potere in un’area già funestata da una strage che sembra senza fine.

Speriamo che l’accordo raggiunto tra il premier statunitense e quello turco per un cessate il fuoco di 5 giorni possa essere un primo importante passo per risolvere la crisi nonostante che i curdi denuncino violazioni della tregua da parte dei soldati di Erdogan e che aleggi lo spettro dell’utilizzo di armi chimiche. Papa Francesco ha parlato per primo di una guerra mondiale a pezzi e ha avvertito l’umanità che per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra: “Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”, avverte il Pontefice. Siamo nuovamente in piena emergenza umanitaria alle porte dell’Europa e i mass media ci inondano di retroscena e congetture sugli effetti geopolitici e le conseguenze internazionali di quanto sta accadendo.

A noi, invece, inquieta e sconcerta la sofferenza di migliaia di persone calpestate dal tornaconto delle nazioni. Ancora una volta sono queste vittime innocenti a pagare il conto degli interessi strategici dei potenti del mondo. E così quell’abbraccio in fondo al mediterraneo di un bambino con la sua mamma possa scuotere gli indifferenti e risvegliare le coscienze delle istituzioni internazionali.

*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
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