Lunedì. Lunedì sapremo. Se Ancona sarà Città Italiana della Cultura per il 2022 oppure no. Nove i concorrenti, e agguerriti e con le carte in regola, mano sul fuoco. Bari, Cerveteri, L’Aquila, Pieve di Soligo, Procida, Taranto, Trapani, Verbania e Volterra. Ma il nostro dossier è il migliore, il più ricco, il più completo, nessun dubbio in proposito. Come faccio a dirlo? Ho letto, e con la dovuta attenzione, i dossier di tutte le altre località finaliste? Certo che no. Non mi è manco passato per l’anticamera del cervello. Sono anconetano, e un po’ di sano campanilismo non ha mai fatto male a nessuno. Quando ci vuole ci vuole, e che cavolo. Vada come vada, è già una soddisfazione essere nel gruppo dei dieci. Soprattutto, è sorprendente, impensabile fino a pochi anni fa, che Ancona abbia deciso di concorrere. Che si sia proposta, messa in gioco. Ancona, porto di mare eppure città tradizionalmente chiusa, aspra come noi che la abitiamo. Gente accogliente in ultimo ma a tutta prima diffidente, gli aculei – barriera scenografica, niente affatto micidiale, piccano appena appena – in bella vista. Gente che vuole (voleva) soprattutto essere lasciata in pace. Che fino a ieri salutava i visitatori - e tanti ne arriverebbero fossimo proclamati Città della Cultura - quasi con la stessa gioia con cui si dà il benvenuto al mal di denti. E che la cultura per giunta non è che abbia mai tenuto in gran conto. «Ah, bella la cultura, bellissima. Ma un lusso. Pensiamo alle cose serie, alle cose fondamentali»: l’atteggiamento prevalente, grosso modo questo. I tempi cambiano, cambiamo - almeno un po’ - anche noi. Lo si registra con soddisfazione. E un po’ di stupore: esplicitato anche dalla sindaca Mancinelli. Al netto del campanilismo, il dossier anconetano è bello davvero. Articolato in 75 iniziative. Ben presentato sul sito Ancona2022.com. A ogni singolo progetto la sua scheda, chiara e sintetica. La si può leggere o si può far partire il file audio: in caso d’occhio stanco, occhio secco, cataratta, che ne so. Un sito friendly per un dossier friendly. Titolo: “La cultura tra l’altro”. E subito una frase del fisico Carlo Rovelli a chiarire il concetto. «La vita di un elettrone non è una linea nello spazio: è un punteggiato manifestarsi di eventi, uno qui uno là, quando interagisce con qualcos’altro».
* Opinionista e critico cinematografico