E’ di qualche giorno fa la notizia che l’UE ha dato il via libera al sostegno regionale per rispristinare il collegamento aereo con Roma. Questo giornale ha più volte denunciato la situazione di isolamento della regione determinata dal venir meno dei collegamenti aerei con Roma e Milano. Questi collegamenti sono rilevanti non solo per la dimensione delle due città e la loro importanza dal punto di vista delle relazioni istituzionali ed economiche. A Roma e Milano sono presenti anche i due hub di rilievo del nostro paese: l’Aeroporto Leonardo da Vinci e l’Aeroporto di Malpensa. A partire dagli anni ’70 del secolo scorso vi è stata una vera e propria rivoluzione nel trasporto aereo a lunga percorrenza che ha determinato l’esplosione della domanda e un incremento senza precedenti negli spostamenti delle persone. Per la prima volta nella sua storia l’umanità ha a disposizione un network che copre l’intero globo e che consente un efficiente e continuo flusso di spostamenti di persone fra paesi e fra continenti. Questa rivoluzione è stata determinata da fattori tecnologici (in particolare l’introduzione di vettori efficienti come i Boing 747 e 777 nel 1989 e 1995 e gli Airbus A300 e A340 nel 1993 e 1994) e da cambiamenti istituzionali, come la progressiva deregolamentazione del settore del trasporto aereo civile con conseguente aumento della concorrenza e drastica riduzione dei prezzi. A questa rivoluzione ha contribuito in modo significativo anche la riorganizzazione del sistema degli aeroporti e delle tratte di collegamento secondo il modello hub & spoke (mozzo e raggi). Si tratta di un modello basato sulla concentrazione dei voli verso aeroporti di grande dimensione che fungono da collettori del traffico proveniente dagli spoke di una determinata area e che sono poi in connessione con gli altri hub a livello mondiale. In questo modo si ottengono due risultati. Il primo è quello di fornire opportunità di collegamento efficiente anche fra località di minore dimensione, localizzate magari in continenti diversi, fra le quali non vi sarebbe sufficiente traffico. Il secondo è quello di aumentare le frequenze di collegamento giornaliere anche fra località con sufficiente traffico.
* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout