Spingere sulle fonti rinnovabili per difendere i nostri buoni vini

Spingere sulle fonti rinnovabili per difendere i nostri buoni vini

di Sauro Longhi
3 Minuti di Lettura
Martedì 11 Aprile 2023, 06:00

Si è molto discusso del vino, del potenziale economico che può rappresentare per il paese, delle competenze necessarie per una produzione di qualità, ma nulla sui pericoli che incombono sulle nostre vigne per i cambiamenti climatici ormai evidenti a tutti. Le uve stanno maturano troppo velocemente sotto un sole sempre più caldo, con il rischio di ottenere un vino sciropposo e poco gradito. Rispetto al Medioevo, nella Borgogna in Francia, le temperature sono aumentate così tanto che le uve sono raccolte almeno due settimane prima. Gli aumenti maggiori di temperatura si sono registrati negli ultimi 30 anni, rendendo evidente l’effetto dei cambiamenti climatici.

Per alcuni paesi più freschi del nostro, questo si è trasformato in un temporaneo vantaggio, in Germania hanno iniziato a coltivare rossi importanti come il Pinot nero, mentre in Gran Bretagna hanno iniziato a produrre spumanti per buona pace dei Francesi e degli italiani. In Spagna, Italia e Francia l’uva si trova a maturare a una temperatura più alta, quindi più zuccheri, meno acidità con vini che assumono un alto contenuto alcolico e sono sempre più simili al miele. I cambiamenti climatici sui vigneti stanno cambiando il gusto del vino con alterazioni delle percezioni olfattive e gustative. Di fronte ai tanti disastri prodotti dai cambiamenti climatici con inondazioni, incendi, innalzamento del livello del mare, forse un vino dolce è il minore dei danni prodotti.

Se vogliamo continuare a produrre un buon vino, è bene che il contrasto ai cambiamenti climatici ritorni al centro delle attenzioni della politica. Negli ultimi anni si è forse persa questa determinazione? Prima il Covid poi la guerra con la crisi energetica che ne è seguita hanno fatto ritardare se non addirittura cancellare significative azioni di contrasto ai cambiamenti. Ricordiamo che non vi è altra strada da percorrere, come dicono i nostri studenti, non abbiamo un pianeta B di riserva. Chiediamoci se qualcuno ha interesse a mantenere la situazione attuale con un continuo uso di fonti fossili per la produzione di energia e per alimentare i motori delle nostre auto.

Tutti i Paesi che dispongono di risorse fossili, le grandi compagnie petrolifere che lo estraggono e lo commercializzano, forse hanno tutto l’interesse a lasciare le cose come stanno.

Questi spaventosi interessi economici cosa stanno facendo per la transizione energetica verso le rinnovabili? È ragionevole attendersi che la ostacolino in tutti i modi possibili, distogliendo risorse, interessi e capacità dai progetti verso un nuovo modello energetico mondiale. Anche il non voler sostituire i motori endotermici delle nostre auto con nuovi motori va in questa direzione. Esistono tante alternative praticabili alla benzina per le nostre auto. 


Già quindici anni fa assieme alla FAAM, una azienda di Monterubbiano in provincia di Fermo, sviluppammo un veicolo alimentato da una cella combustibile all’idrogeno per dare coppia al motore elettrico, un prototipo utilizzato alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Le soluzioni esistono basta crederci e indirizzare adeguate risorse economiche per svilupparle. Le tecnologie digitali renderanno più convenienti le energie rinnovabili anche per la produzione di idrogeno.

L’età della pietra terminò non per la mancanza di pietre ma perché fu scoperto il bronzo. Con le energie rinnovabili i benefici saranno per tutti, si migliorerà la qualità dell’aria, si contrasteranno i cambiamenti climatici, si ridurranno tante forme di inquinamento, si creeranno tanti nuovi posti di lavoro. Ma soprattutto ogni Paese o comunità potrà diventare più indipendente nella produzione e gestione dell’energia, e quindi meno vulnerabile alle tante crisi geopolitiche.

I grandi interessi economici che gravitano attorno alle risorse fossili stanno programmando di abbandonare le “pietre” di cui sono ricchi? O forse hanno vantaggio a rallentare ogni forma di transizione energetica? Sono domande ragionevoli che meritano risposte anche veloci per consegnare un futuro al nostro pianeta e alle bellissime vigne che colorano le nostre colline.

* Dipartimento di Ingegneria dell’informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica  
delle Marche  

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