Intervistato dal Corriere Adriatico, il prof. Marcello Tavio, infettivologo presso gli Ospedali Riuniti di Ancona, in merito ad una probabile terza ondata epidemica, ha dichiarato “che i giovani vanno responsabilizzati perché devono salvare il lavoro dei padri”, mentre la scrittrice Romana Petri, ha dichiarato che la generazione dei Nerd spesso esagera dovendo contrastare ciò che sente come male assoluto: la noia. Il sociologo Stefano Laffi sconsiglia di privilegiare la cronaca come fonte per farsi un’idea generale sui giovani d’oggi perchè i dati statistici che emergono non forniscono un campione rappresentativo degli atteggiamenti tipici della condizione giovanile. “I giovani risultano spesso esiliati dal presente e li vediamo sempre più rappresentati socialmente non per quello che sono, bensì per quello che non fanno. Abbiamo uno sguardo normativo rispetto all’infanzia e all’adolescenza, quindi tendiamo a isolarne i deficit e le inadempienze, anziché coglierne i valori di divergenza e creatività”. La creatività può essere concepita come scarto tra ciò che è e ciò che sarà, realizzandosi come esito di azioni innovative nate per esprimere visioni ed aprire orizzonti. La dimensione della creatività certamente concerne l’universo giovanile, specie nella società globale dove il mutamento strutturale accelerato pone l’esigenza di innovare rispetto alle soluzioni adottate per governare l’aumento di complessità. Tuttavia, la creatività giovanile fa i conti con fenomeni sorprendenti che nelle società tardo-moderne, rinviano a processi innescati dai fenomeni dell’accelerazione e della flessibilizzazione diffuse. I sociologi della temporalità sostengono l’impossibilità di ottenere reali cambiamenti sociali perché viviamo in una sorta di “stasi iper-accelerata”. Questa condizione paradossale, una sorta di accelerazione bloccata, ne svela un’altra centrata sulla promessa di eternità come motore di significato. Oggi per “vita buona” intendiamo la vita realizzata, ricca di esperienze e di capacità, rincorrendo la realizzazione del maggior numero di opzioni tra le innumerevoli possibilità di azione offerte dal sistema sociale. Ma se la vita va sperimentata ed apprezzata in tutte le sue forme, alla fine il mondo avrà sempre molto più da offrire di quanto si possa sperimentare in una singola esistenza. Il noto tema del rapporto tra il weltzeit (tempo del mondo) ed il lebenzeit (tempo di vita del singolo), entra nell’auto-percezione dei giovani: pieni di risorse, ma risucchiati nella logica delle “aspettative di aspettative”, patiscono un senso di smarrito impoverimento che sarà tanto più forte, quanto più alte saranno le attese di comportamento legate ai modelli di riferimento ed all’ambiente sociale. Anche se, in riferimento al quadro valoriale, tra giovani e adulti si confermano condivisione e sintonia nel rappresentare gli elementi-cardine della transizione verso l’adultità, sempre più spesso emerge una certa distanza tra la condivisione ideale e le pratiche concrete, con la tendenza ad abolire le fasi di passaggio e con la dimensione del non schooling che si costruisce sempre più sul depotenziamento delle istituzioni formative e sull’incremento delle agenzie di socializzazione informale.
*Sociologo della devianza e del mutamento sociale