Zero, il numero bellissimo. E ora pensiamo al cinema

Zero, il numero bellissimo. E ora pensiamo al cinema

di Giovanni Guidi Buffarini
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Sabato 30 Maggio 2020, 17:16
Zero contagi mercoledì, e il numero bellissimo non lo si vedeva da febbraio. Un contagio giovedì. Dopo giorni e giorni di pochi tamponi positivi in tutta la regione, alcune province già abituate allo zero. Il virus maledetto sta battendo in ritirata dalle Marche. Festeggiamo senza accantonare prudenza e mascherina. Festeggiamo, e cominciamo a pensare al futuro. Avrete letto, e magari messo da parte per ridargli un’occhiata, l’inserto allegato al giornale di ieri. Pieno di contributi interessanti su quel che saranno la scuola, la medicina, il ruolo della tecnologia nell’Italia di domani. Idee per affrontare la crisi economica (inevitabile), e mitigarne gli effetti. Idee per mettere il Paese su una rotta diversa e migliore di quella percorsa negli ultimi (tre) decenni (di declino, marcato). Il mio piccolo contributo riguarda il settore che meglio conosco. Il cinema. Che non è una sciocchezza ma un’industria che dà da mangiare a tante persone, muove un volume di denaro considerevole. Nello specifico, merita d’essere segnalata la lettera aperta - sottoscritta da moltissimi operatori del settore, registi, sceneggiatori e critici inclusi - mediante la quale gli esercenti delle sale indipendenti hanno fatto sentire la propria voce. Denunciando (antiche) storture del nostro sistema cinema e avanzando istanze. La trovate in molti siti internet, nelle pagine Facebook delle sale, potete firmarla anche voi. Se io entro in un negozio d’abbigliamento e vedo una camicia che mi piace e ho i soldi per pagarla, esco dal negozio con quella camicia. Ma se il gestore d’un piccolo (o niente affatto piccolo) monosala indipendente vuol proiettare diciamo un blockbuster e ha i soldi per pagarlo, il distributore collegato alla major di turno gli risponderà picche, riservando quel film ai multiplex. Non è l’unica stortura di un sistema che gli indipendenti tratta da ultima ruota del carro. Eppure, ogni anno, gli incassi registrati nelle sale indipendenti costituiscono il 25% circa del box office. Non stiamo parlando d’una realtà residuale, irrilevante. Quelle sale rappresentano piuttosto le seconde case dei veri cinefili. Quelli che pagano tre quattro biglietti a settimana, non i due al mese dello spettatore medio. Riporto alcuni estratti della succitata lettera, lucida e appassionata. «Chiediamo che si tenga conto, nel redigere nuove regole di socialità comune, dell’estrema varietà delle strutture architettoniche e delle tante modalità organizzative e societarie verificando l’effettiva sostenibilità delle normative tese a tutelare la salute pubblica». Virus o non virus, il rischio zero non esiste in nessun aspetto della vita, dai. Incidenti stradali, incidenti domestici. Qualcuno un giorno proporrà di vietare il cambio fai da te della lampadina fulminata in salotto? Anche nelle misure di sicurezza ci vuol misura, o faranno più morti di Covid-19. «Non è comprensibile che ci siano centinaia di film che a un certo punto vengono eliminati dalla disponibilità delle sale. Che rimangono visibili in televisione, online, a casa ma non più in sala». Netflix avrebbe perso un solo abbonato se “The Irishman” fosse stato visibile sul grande schermo per più di quei pochi giorni? A chi arrecherebbe economico danno quel cinema che programmasse una retrospettiva Fritz Lang? «Rivendichiamo infine un mutamento di rotta rispetto al passato chiedendo di liberare le potenzialità di una fetta di mercato che risente condizioni inique incancrenitesi negli anni: minimi garantiti, tentare fuori scala, quote di noleggio elevate, impossibilità di fare la multiprommazione se non con i film dei distributori indipendenti. Ogni cinema ha le sue specifità e deve poter compiere le sue scelte in coerenza con la natura del contesto in cui di inserisce». I cinema italiani potranno riaprire dal 18 giugno. Molte sale indipendenti non lo faranno. Perché d’estate gli incassi precipitano e perché d’altro canto non saprebbero quali titoli proiettare, molti film bloccati dal lockdown sono stato rinviati all’autunno, altri sono finiti sulle piattaforme internettiane. Riapriranno (tutte?) a settembre. Per quella data ci si augura che le loro richieste saranno state accolte. Sono richieste più che ragionevoli.

*Opinionista e critico cinematografico
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