L’ultimo caldo anomalo può essere sconvolgente

L’ultimo caldo anomalo può essere sconvolgente

di Roberto Danovaro
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Giovedì 6 Gennaio 2022, 10:25

Il caldo che ha accompagnato la fine del 2021 in tutta l’Europa centro-meridionale è stato da record. Si è trattato di un anomalo anticiclone di Capodanno che ha portato aria umida e tiepida proveniente dall’Atlantico tropicale fino alle Alpi e che tra il 27 e il 29 dicembre 2021, ha causato in Italia, Francia e Svizzera forti piogge fino a 2500 metri di quota invece delle normali nevicate. Nei giorni seguenti, tra il 30 dicembre e il 2 gennaio, l’anticiclone nord-africano ha invaso tutta l’Europa centro-meridionale creando condizioni atmosferiche tipiche dell’estate, con al suo interno masse d’aria estremamente calde che raggiungevano valori di 10-15 °C fino ai 1500 m di quota. Basti pensare che sono state registrate piogge anche sopra i 2500 metri di altitudine sulle Alpi. In Val di Susa, a 1650 m di quota, sta mancando la neve e nel pomeriggio del 2 gennaio 2022 sono state registrate temperature vicine ai 15°C, come quelle che normalmente si registrano in maggio. Siamo ad almeno 10 °C sopra la media del periodo 1981-2010 in tutta l’Europa, un’anomalia straordinaria sia per estensione geografica, sia per intensità sia per durata. A Courmayeur, ai piedi del Monte Bianco, sono caduti 128 mm di pioggia in due giorni a fine dicembre, cosa mai vista nel trimestre invernale. Forti piogge, piene dei fiumi, colate di fango, scioglimento della neve e fusione del ghiaccio hanno provocato interruzioni stradali dalla Baviera alla Francia. Nei mesi di dicembre e gennaio, le temperature sia diurne sia notturne sono state senza precedenti negli ultimi decenni in Italia, Portogallo, Regno Unito e Balcani. Particolarmente alte, soprattutto le temperature minime notturne (tutte sopra i 10 °C) in Scozia e Mar Baltico. Il Regno Unito ha visto un nuovo primato nazionale delle temperature minime nel mese di gennaio, con 13.2°C. L’ultima settimana di dicembre in Francia è stata la più calda degli ultimi 75 anni, con almeno 5 °C sopra la media. Queste temperature sono risultate eccezionalmente elevate anche di notte, facendo stabilire nuovi record alle temperature minime che sono rimaste superiori a 0 °C anche oltre i 3000 m di quota.

Mentre tempo ben soleggiato e incredibilmente caldo caratterizzava le nostre montagne, nebbie e nubi basse hanno coperto gran parte della Pianura padana, parte del centro Italia e ampi tratti del bacino Mediterraneo. Il tutto ovviamente risultava in un clima di tipo primaverile nel sud Italia, dove in molti si sono avventurati a fare un bagno fuori stagione al mare, cosa che in passato era riservata solo ai più temerari. Temperature al di sopra della media di circa 15 °C, almeno in quota, corrisponderebbero a temperature estive fino a 40-45 °C in pianura. Stiamo parlando di qualcosa di veramente sconvolgente e preoccupante che potrebbe far presagire condizioni estive anche pericolose per la salute pubblica. Questo significa tempi sempre più duri per la sopravvivenza dei nostri ghiacciai già minacciati da progressiva fusione (è questo il termine scientificamente corretto, anche se comunemente si parla di “scioglimento”). Ma sono condizioni potenzialmente pericolose anche per quanto riguarda gli equilibri degli ecosistemi naturali. Un aumento così forte della temperatura può portare all’interruzione del letargo di molti mammiferi e altri vertebrati che vedono nella temperatura esterna la sveglia del loro ciclo biologico dal riposo invernale. Simile problema per le piante. A Napoli fioriscono i maggiociondoli (vien da sé che le temperature sono già percepite come primaverili) e altre piante da frutta. Ma il tempo sarà ovviamente instabile e se avvenisse qualche improvviso e brusco calo di temperatura, che per la legge di Murphy certamente si verificherà, gli effetti su questi prematuri risvegli potrebbero essere molto negativi. Si tratta ancora una volta dell’effetto chiaro dei cambiamenti climatici, colpa nostra insomma, ma noi preferiamo guardare da un’altra parte.


*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto
nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine


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