Trattamento di fine rapporto
Il 67% non lo chiederà in busta paga

Trattamento di fine rapporto Il 67% non lo chiederà in busta paga
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Martedì 9 Dicembre 2014, 14:11 - Ultimo aggiornamento: 14:18
ROMA - La maggior parte dei lavoratori privati italiani (67%) non è intenzionato a scegliere di ricevere il Tfr in busta paga. Il 45% di quelli (17%) che invece sono intenzionati a chiederlo, preferiscono risparmiarlo per future necessità, mentre il 21% pensa di spenderlo per affrontare le spese correnti. Sono i principali dati che emergono da una ricerca su un campione rappresentativo della popolazione italiana in merito alle scelte finanziarie delle famiglie, commissionata dal gruppo assicurativo Genworth.



La tendenza che emerge è quella di pensare alle necessità immediate o a mettere da parte il denaro a scapito di investimenti e protezione, a fronte di una situazione economica ancora instabile. La media dei risparmi che gli italiani attingono ogni mese per compensare la diminuzione dei redditi è infatti passata da 189 euro del 2013 a 177 del 2014 (erano 193 nel 2012). Inoltre alla domanda sulla percepita efficacia del "bonus bebè", solo il 20% ha risposto positivamente. A fronte dell'aumento della pressione fiscale sui rendimenti provenienti dai fondi pensione inoltre, il 29% degli italiani preferirebbe tenere il denaro il banca rispetto al 14% che li sottoscriverebbe comunque.



Per quanto riguarda l'estensione delle coperture sulla disoccupazione a tutti i lavoratori proposta dalla riforma del lavoro, nell'ambito di un sistema semplificato imperniato su un contratto unico a tutele crescenti, gli italiani la valutano in maniera generalmente positiva: il 42% si sente infatti tutelato mentre il 34% non si ritiene protetto. Secondo la ricerca nonostante sia positivamente calata (dal 44% al 42% dal 2013 al 2014) la quota delle famiglie che utilizza i propri risparmi per compensare la diminuzione del reddito, la percezione di vulnerabilità finanziaria è tuttavia rimasta sostanzialmente invariata, registrandosi anzi un lieve aumento nel numero di coloro i quali arrivano a fine mese con molte difficoltà, passati dal 20 al 22%.






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