Sì al redditometro
ma solo con spese certe

Attilio Befera
Attilio Befera
di Giusy Franzese
3 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Novembre 2013, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 18:58
ROMA - Solo spese certe. Per l’applicazione del nuovo redditometro, lo strumento che dovr aiutare a scovare gli evasori, il fisco non potr tenere in alcun modo conto delle spese presunte in base alle medie Istat. Nessuno standard di consumo, quindi, in base alle varie tipologie di famiglie fiscali. Quante volte si va a ristorante o in vacanza, o con quale frequenza si rinnova l’armadio piuttosto che i gadget elettronici: sono scelte troppo individuali, non possono essere inquadrate in tabelle medie, perché il rischio di errore è elevato, sia in eccesso che in difetto. È questo il verdetto del Garante della Privacy che dà il suo via libera al nuovo strumento di accertamento dei redditi a condizione che vengano eliminati «i numerosi profili di criticità» tali da rendere «il sistema non conforme alle norme sulla privacy».



In particolare a non passare l’esame del Garante sono «la qualità e l’esattezza dei dati utilizzati dall’Agenzia delle entrate; l’individuazione in via presuntiva della spesa sostenuta da ciascun contribuente riguardo ad ogni aspetto della vita quotidiana (tempo libero, libri, pasti fuori casa etc.) mediante l’attribuzione alla generalità dei soggetti censiti nell’anagrafe tributaria della spesa media rilevata dall’Istat; l’informativa da rendere al contribuente».



Ora l’Agenzia delle Entrate dovrà adeguarsi. Per quanto riguarda le tipologie di spese prese in considerazione, in realtà già l’ultima circolare chiariva che le medie Istat sarebbero state utilizzate solo «in via residuale». L’eliminazione totale di questa possibilità non dovrebbe comportare grandi procedure. Anche per quanto riguarda i rilievi del Garante sul contenuto della lettera che invita al contradditorio (deve essere esplicitato «chiaramente» quali sono i dati che il contribuente è obbligato a dare e quali può comunicare facoltativamente; e anche quali sono «le conseguenze di un eventuale rifiuto anche parziale a rispondere») l’Agenzia fa sapere di aver già avviato le procedure di modifica. Nonostante ciò appare sempre più improbabile il raggiungimento dell’obiettivo di 35.000 controlli sui redditi 2009 entro il 2013. Il che, comunque, non rappresenterà una via di scampo per i furbetti. L’Agenzia ha tempo fino a tutto il 2014 per effettuare i controlli sulle dichiarazioni dei redditi del 2009 (e naturalmente quelle a seguire).



CONSUMI ACCERTATI

Per verificare se il tenore di vita di un contribuente e delle persone fiscalmente a suo carico è coerente con i redditi dichiarati (l’accertamento, che si base su oltre un centinaio di voci, può scattare se c’è uno scostamento tra ciò che si spende e ciò che si guadagna superiore al 20%), gli Sherlock Holmes del fisco potranno basarsi solo sui consumi effettivi e di cui è rimasta traccia. «Il reddito del contribuente - prescrive il Garante - potrà essere ricostruito utilizzando unicamente spese certe e spese che valorizzano elementi certi (possesso di beni o utilizzo di servizi e relativo mantenimento) senza utilizzare spese presunte basate unicamente sulla media Istat». Quindi faranno fede solo le spese risultanti dall’Anagrafe tributaria o indicate dal contribuente stesso in dichiarazione dei redditi. Stesso discorso vale per le spese ”frazionate e ricorrenti” (ad esempio quelle per l’abbigliamento, alimentari, alberghi, ecc.): non si può applicare la media in base alla tipologia familiare (single, coppia con figli, senza figli, ecc), faranno fede solo scontrini e pagamenti tracciati.



Il Garante interviene anche sulla questione del cosiddetto «fitto figurativo» (attribuito al contribuente in assenza di abitazione in proprietà o locazione nel comune di residenza): non può essere utilizzato per selezionare i contribuenti da sottoporre ad accertamento. Non è una questione da poco. Su 20 milioni di soggetti «non coerenti», a ben 16 milioni e 600.000 (tra i quali due milioni di minori) era scattato il semaforo rosso del fisco a causa esclusivamente del fitto figurativo. Ora la platea dei «non coerenti» si riduce a meno di quattro milioni di persone. Che, comunque, restano un numero decisamente elevato: cento volte di più dei controlli che l’Agenzia intende fare annualmente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA