Pasta, in Italia il prezzo (al chilo) è aumentato del 13,5%. Regge la Grecia, male l'Ungheria. Quali sono le cause

Gli italiani consumano a testa circa 23 chili all’anno. Di conseguenza, la pasta «inflazionata» pesa molto sulle tavole del nostro paese che altrove nel mondo.

Pasta, in Italia il prezzo (al chilo) è aumentato del 13,5%. Regge la Grecia, male l'Ungheria. Quali sono le cause
Pasta, in Italia il prezzo (al chilo) è aumentato del 13,5%. Regge la Grecia, male l'Ungheria. Quali sono le cause
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Lunedì 17 Luglio 2023, 15:08

Il leader russo Vladimir Putin ha dichiarato poche ore fa (17 luglio, ndr.) di aver interrotto l’accordo sul grano che per circa un anno ha consentito il flusso di grano dall’Ucraina ai Paesi dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia.

Quali saranno le conseguenze? In attesa di vedere gli effetti collaterali, la pasta continua ad aumentare di prezzo. In Italia, secondo l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, il prezzo (al chilo) è aumentato del 13,5%.

Cosa sta succedendo

I prezzi dei generi alimentari sono aumentati in maniera pià evidente in Europa rispetto alle altre economie mondiali - dagli Stati Uniti al Giappone - a causa dell'aumento dei costi dell'energia e del lavoro e dell'impatto della guerra della Russia in Ucraina. Questo anche se i costi delle materie prime alimentari sono scesi per mesi dai massimi storici, compreso il grano per la farina usata per fare la pasta.

 

I negozi e i fornitori sono stati accusati di «avidità», ma gli economisti sostengono che i profitti della vendita al dettaglio sono rimasti stabili e che il problema è dovuto all'aumento dei costi di produzione degli alimenti.

Sentendo la pressione, alcuni governi europei hanno imposto un tetto ai prezzi dei prodotti di base o hanno spinto per accordi con i negozi di alimentari per ridurre i costi, cosa che è popolare tra il pubblico ma che in realtà può peggiorare i prezzi degli alimenti. 

Il problema della pasta

Secondo l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, il prezzo del grano è i nribasso (ma bisogna aspettare l'egìfeeto Putin, ndr.), come pure quello dell’energia e anche altri fattori di produzione. Ma il costo finale della pasta non si decide a scendere. Gli acquirenti, di fronte a prezzi che corrono anche più del doppio rispetto all’attuale tasso di inflazione, accusano di speculazione e avidità i grandi marchi.

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La pasta consumata in Europa è prodotta principalmente da grano duro canadese, importato in gran parte dall’Italia, che è anche il più grande produttore di pasta al mondo. Il forte caldo e la siccità che hanno colpito il Canada nel 2021 hanno impattato fortemente la materia prima, riducendone la produzione e facendone salire il prezzo di circa il 18% rispetto a giugno 2021.

Andando ad analizzare la variazione percentuale annua dei prezzi della pasta (dati aggiornati a maggio 2023, ndr.) in alcuni Paesi Ue possiamo vedere che:

la Grecia ha visto un aumento dell'1%, ed è il Paese con la percentuale più bassa
l'Ungheria, invece, ha visto un aumento pari al 37,4%, il più alto di tutti
Il nostro Paese ha visto un aumento pari al 13,5%
I trend negli altri Paesi: Spagna (6,5%), Portogallo (7%), Finlandia (17,2%), Germania (17,2%), Slovacchia (20,2%), Svezia (20,7%), Francia (21,1%)

L’inflazione della pasta ha raggiunto oltre il 20% in Francia, Svezia e Slovacchia, mentre in Germania è attorno al 17%.

Nel continente è l’Ungheria a registrare il tasso più alto, pari al 37,4%.

Il quadro italiano 

Sebbene la pasta rimanga uno dei prodotti più convenienti, in Italia la situazione preoccupa. 

Le famiglie italiane di quattro persone spendono in media 915 euro (984 dollari) in più all'anno per la spesa, con un aumento di quasi il 12%, per un totale di 7.690 euro all'anno, secondo Assoutenti. Un terzo degli italiani ha ridotto la spesa nei negozi di alimentari, secondo i sondaggi di SWG, e quasi la metà fa acquisti nei discount.

In Italia, per esempio, sebbene l’inflazione sia diminuita negli ultimi mesi, il prezzo di un chilo di pasta è aumentato del 13,5% su base annua a maggio, contro il 15,7% di aprile e il 17,4% di marzo.

Gli italiani consumano a testa circa 23 chili all’anno. Di conseguenza, la pasta «inflazionata» pesa molto sulle tavole del nostro paese che altrove nel mondo.

In Italia, per esempio, sebbene l’inflazione sia diminuita negli ultimi mesi, il prezzo di un chilo di pasta è aumentato del 13,5% su base annua a maggio, contro il 15,7% di aprile e il 17,4% di marzo. Noi italiani siamo i più grandi mangiatori di pasta al mondo, consumandone a testa circa 23 chili all’anno. Di conseguenza, la pasta «inflazionata» pesa molto sulle tavole del nostro paese che altrove nel mondo.

A maggio, il Codacons ha annunciato un esposto all’Antitrust per i prezzi gonfiati relativi alla pasta alimentare. Il segretario generale dei Pastai dell’Unione Italiana Food, Luigi Cristiano Laurenza, ha affermato che l'industria sta ancora lottando contro l'aumento dei costi energetici, logistici e di imballaggio a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina e che ci vorrà del tempo prima che il calo dei prezzi del grano si ripercuota favorevolmente sugli acquirenti. Inoltre, le aziende produttrici di pasta stanno ancora esaurendo le scorte di grano che hanno acquistato al prezzo di punta. Una volta terminate, i prezzi dovrebbero scendere.

A maggio, il Codacons ha annunciato un esposto all’Antitrust per i prezzi gonfiati relativi alla pasta alimentare. Il segretario generale dei Pastai dell’Unione Italiana Food, Luigi Cristiano Laurenza, ha affermato che l'industria sta ancora lottando contro l'aumento dei costi energetici, logistici e di imballaggio a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina e che ci vorrà del tempo prima che il calo dei prezzi del grano si ripercuota favorevolmente sugli acquirenti. Inoltre, le aziende produttrici di pasta stanno ancora esaurendo le scorte di grano che hanno acquistato al prezzo di punta. Una volta terminate, i prezzi dovrebbero scendere.

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