Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, al question time alla Camera, ha detto che il governo «destinerà con un prossimo provvedimento di urgenza i margini di bilancio disponibili per finanziare, per l'anno in corso, un nuovo taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi e un innalzamento del limite dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli». Ma cosa sono? E come si assegnano?
Cosa sono
I fringe benefit sono “compensi in natura”, perché non vengono erogati sotto forma di denaro, ma concessi sotto forma di beni e servizi dal datore di lavoro ai dipendenti. Benefit che, peraltro, come emerge dall’Osservatorio Welfare 2022 di Edenred, sono sempre più apprezzati: nel 2021 hanno infatti rappresentato una fetta consistente dei consumi di welfare, ben il 34%. Inoltre, la novità introdotta dal Decreto Aiuti-bis, entrato in vigore il 10 agosto 2022, ha posto ancora più l’attenzione sui fringe benefit: la soglia esentasse per i dipendenti è passata prima da 258,23 euro a 600 euro. Per poi arrivare a 3000 euro per l’anno fiscale 2022, come previsto dal Decreto Legge Aiuti quater pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 novembre 2022. Nel 2023 la soglia esentasse è tornata a 258,23 euro.
Quali sono
I fringe benefit sono benefit aziendali previsti in primis dal Codice Civile che all’art. 2099 prevede proprio che il collaboratore possa essere retribuito anche con “prestazioni in natura”.
- assistenza sanitaria;
- polizze assicurative;
- concessione di prestiti;
- acquisti di azioni societarie (le cosiddette Stock option);
- alloggi che vengono messi a disposizione del dipendente.
Come si assegnano
Il Decreto Legge n. 115/2022 – meglio conosciuto come Decreto Aiuti-bis – ha elevato a 600 euro la soglia di non imponibilità dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti per l’anno in corso. Si è quindi passati da 258,23 euro a una somma che è più di un raddoppio. Nel novembre 2022 la soglia è stata ulteriormente innalzata passando da 600 euro a 3000 euro, come previsto dal Decreto Aiuti quater, per poi tornare nel 2023 a 258,23 euro. Questo si traduce in un vantaggio per il lavoratore che, fino a quella soglia, non ha alcuna tassazione ai fini IRPEF. Inoltre, per il datore di lavoro, si tratta di importi completamente deducibili dal reddito d’impresa.