Concorsi pubblici flop, giovani in fuga: «Stipendi troppo bassi». Addio al mito del posto fisso?

Concorsi pubblici flop, giovani in fuga: «Stipendi troppo bassi». Addio al mito del posto fisso?
Concorsi pubblici flop, giovani in fuga: «Stipendi troppo bassi». Addio al mito del posto fisso?
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Mercoledì 8 Giugno 2022, 16:34

Il posto fisso, nel pubblico impiego, non fa più gola. E i concorsi pubblici, nonostante il pienone di domande e di iscrizioni, rischiano di vedere una fuga di massa. Molti giovani, anche quando riescono a vincere il concorso, stanno iniziando a rinunciare alle assegnazioni, per vari motivi.

Concorsi pubblici, giovani in fuga: l'allarme di Giovannini

Il primo a dare l'allarme sulla fuga dei giovani dai nuovi posti statali è stato il ministro Enrico Giovannini, durante un'audizione alla commissione Trasporti della Camera. Nonostante l'entusiasmo del collega della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, il ministro dei Trasporti e delle Mobilità sostenibili ha parlato di ciò che è accaduto al suo Ministero. Nonostante avessero vinto il concorso, una buona parte dei 320 giovani ha rinunciato all'assunzione, specialmente al Nord, evitando di prendere servizio a meno che non fosse garantita una sede di lavoro al Sud. Il motivo è presto spiegato: il costo insostenibile della vita.

Concorsi pubblici, affitti troppo alti rispetto agli stipendi

Il Fatto Quotidiano racconta la vicenda di un giovane siciliano, vincitore di un concorso per funzionari amministrativi al Ministero dell'economia e delle finanze e con un curriculum di tutto rispetto (laurea in giurisprudenza, abilitazione da avvocato e un dottorato). A Roma, però, si è trovato davanti una situazione desolante: nessuna formazione, più persone che computer, impossibilità di fare di carriera o di chiedere il trasferimento. Anche dopo 20 anni di lavoro, come assicura un collega molto più esperto. Ma soprattutto, un costo della vita insostenibile: gli affitti, a Roma, sono troppo alti rispetto allo stipendio di 1700 euro al mese garantito dal Mef ed è così che il brillante vincitore del concorso ha scelto di rinunciare al posto, tornare in Sicilia lavorando part-time e preparandosi ad altri concorsi.
La vicenda è comune un po' a tutti.

I posti disponibili nei Ministeri e negli Enti locali per i vincitori del concorso, molto spesso, garantiscono stipendi decisamente al di sotto dei 1700 euro per i funzionari amministrativi del Mef. Le città col maggior numero di posti ministeriali sono, come è noto, Milano e Roma. Ma se a Milano un monolocale in affitto costa in media 1000 euro al mese, un bilocale 1300 e una stanza singola 600, nella Capitale invece si paga mediamente 900 euro per un mono locale, poco meno di 1300 per un bilocale e circa 580 euro per una stanza singola (dati International Rent Index).

Concorsi pubblici, dopo la fuga si pesca in graduatoria

Se centinaia di persone, nonostante abbiano vinto il concorso, scelgono di rinunciare al posto fisso, per selezionare il personale di amministrativi, tecnici e ingegneri alla fine la sostituzione è possibile solo scorrendo in graduatoria. Nel caso del concorso per funzionari, ad esempio, la Ripam ha dovuto sostituire i vincitori rinunciatari con lo scorrimento in graduatoria di 574 unità. A pesare anche la modalità di assegnazione della sede di lavoro: i vincitori dovevano scegliere il Ministero ancora prima di poter scegliere il luogo di lavoro, un'informazione pubblicata solo in seguito. Ed è così che in molti si sono ritrovati assegnati a diverse centinaia di chilometri da casa: Il Fatto Quotidiano racconta di un laziale trasferito in Friuli, di un siciliano finito a Roma e di un friulano finito a Napoli. C'è anche la vicenda di un'impiegata comunale che ha partecipato e vinto il concorso per funzionari: «Ora prendo 1300 euro, con il nuovo lavoro ne prenderei 300 in più. Ma sono sola con due figli a carico e non so dove mi manderanno: se devo pagare 800-900 euro di affitto per vivere a Milano o a Roma, dovrei rinunciare. L'errore sta nel non aver dato la possibilità di scegliere almeno su base regionale».

Fuga dai concorsi pubblici, i giovani preferiscono il privato

Sono tantissimi i giovani, iper qualificati, che partecipano in continuazione a concorsi, anche per posti di lavoro a tempo determinato. Una tendenza radicata da anni, che però negli ultimi tempi sta subendo una notevole inversione. Chi vive al Sud, ad esempio, pur avendo vinto il concorso preferisce non trasferirsi e continuare il proprio lavoro, perché nonostante gli stipendi inferiori la vita costa molto meno rispetto al Nord. Gli stipendi non vengono adeguati al tenore e al costo della vita e Giuseppe Cotruvo, esperto di formazione finalizzata ai concorsi, ha lanciato l'allarme a PaMagazine: «Le migliori eccellenze italiane non hanno difficoltà a trovare lavoro nel settore privato o all'estero, con condizioni contrattuali che oggi risultano nettamente migliori rispetto ai salari offerti dalla Pubblica amministrazione. Bisognerebbe intervenire proprio su questo».

Concorsi pubblici, il flop dei posti deserti anche al Sud

I dati, poi, la dicono lunga su ciò che accade nei concorsi pubblici. Si pensi ad esempio al concorso Sud, che puntava a reclutare, a tempo determinato e con un contratto di tre anni, 2.800 funzionari amministrativi per l'attuazione del Pnrr nelle Regioni del Mezzogiorno. Ne sono stati assunti solo 800. La riedizione del concorso, ribattezzato Coesione, nel 2022 aveva messo al bando 2.022 posti, ma gli idonei sono stati solo 728. I motivi sono presto spiegati: la richiesta di giovani iper qualificati (con la valutazione per titoli più 'pesante' dei risultati stessi dei quiz), gli stipendi modesti (mai oltre i 1500-1600 euro al mese) e soprattutto le pochissime garanzie future (ai vincitori non viene assicurato nulla al termine dei tre anni di contratto).

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