Case green approvata direttiva Ue: FdI, Lega e Forza Italia votano contro. Ecco cosa cambia

Obiettivo: neutralità climatica entro il 2050

Case green, approvata la direttiva Ue ma FdI, Lega e Forza Italia votano contro. Ecco cosa cambia
Case green, approvata la direttiva Ue ma FdI, Lega e Forza Italia votano contro. Ecco cosa cambia
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Martedì 12 Marzo 2024, 16:44

Case green, il Parlamento Europeo ha adottato a Strasburgo la direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, meglio conosciuta come direttiva sulle case green, con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astensioni. Hanno votato contro FdI, Forza Italia, Lega e Azione. Iv ha votato a favore.  

Case green, i voti

I voti dei partiti - I partiti del centrodestra italiano hanno votato per lo più contro la direttiva: compatti Fdi e Lega, mentre la delegazione italiana del Ppe in maggioranza si è espressa contro, tranne la vice capodelegazione Alessandra Mussolini e Herbert Dorfmann della Sudtiroler Volkspartei, che hanno votato a favore. Favorevoli M5S (Non Iscritti), Pd (S&D), Italia Viva (Renew) e i tre italiani dei Verdi/Ale (Rosa D'Amato, Piernicola Pedicini, Ignazio Corrao). Tra i contrari anche Fabio Massimo Castaldo (Azione). La direttiva è passata con ampio margine grazie ai voti di buona parte del Ppe, di Renew, della quasi totalità di S&D e Sinistra e della totalità dei Verdi/Ale. Contrari l'Ecr, Identità e Democrazia, una cinquantina di Popolari e una minoranza di Renew.

Case green, cosa cambia

Su cosa verte la direttiva - Lo scopo della revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, ricorda il Parlamento Europeo, è ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050. Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico.

Cosa cambia - Secondo la nuova normativa, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, a partire dal 2030. Inoltre, gli edifici nuovi occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo.

Edifici residenziali, cosa cambia

Per gli edifici residenziali, i paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell'energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. In base alla nuova direttiva, gli stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i paesi dovranno garantire l'installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. E dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040.

Caldaie

A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili.

Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto. Per diventare legge, la direttiva dovrà ora essere approvata formalmente anche dal Consiglio dei ministri. Secondo la Commissione europea, gli edifici dell'Unione europea sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Aps

Ora i Governi sono chiamati a legiferare nei vari Paesi e hanno due anni di tempo. «Quello italiano deve fare i conti con una realtà ben diversa da quella del resto della Ue. Le specificità del nostro patrimonio immobiliare sono note, così come quelle di chi lo detiene (piccoli proprietari, spesso in condominio). Occorre pensare a una distribuzione equilibrata nel tempo degli interventi e ad adeguate misure economiche e fiscali di sostegno. Il tutto, senza dimenticare che il nostro territorio ha una priorità che a Bruxelles non scalda i cuori quanto il green: quella del miglioramento sismico degli edifici», commenta Spaziani Testa di Confedilizia.

 

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