Case green, «senza il Superbonus 600 anni per metterci in regola»

Marche, nel 2030 6 abitazioni su 10 illegali. Gasparoni (Confartigianato): «Impossibile rispettare i tempi»

Case green, «senza il Superbonus 600 anni per metterci in regola»
Case green, «senza il Superbonus 600 anni per metterci in regola»
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Sabato 18 Marzo 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 16:44

ANCONA - Se di mezzo non ci fosse il rischio salasso per quasi 500mila famiglie marchigiane, sembrerebbe quasi una battuta su cui fare della facile ironia. Invece, è una stima drammaticamente seria quella legata alla direttiva Ue che fissa l’obiettivo, per gli edifici residenziali, di raggiungere almeno la classe energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033. Secondo uno studio elaborato dall’Ance, infatti, senza il Superbonus 110% che negli ultimi anni ha messo il turbo alla riqualificazione degli immobili, ci vorrebbero 630 anni per metterci in regola con quanto chiesto da Bruxelles e approvato dal Parlamento europeo martedì. 

 


Il quadro


Una criticità che riguarda l’intero Paese, e le Marche non fanno eccezione.

Nella nostra regione, sono 330mila gli edifici residenziali censiti, abitati da 647mila nuclei familiari: di questi, secondo i dati di Confartigianato Marche, 249mila costruzioni sono da mettere a norma - salvo quelli per cui vale la deroga concessa agli edifici storici - coinvolgendo 488mila famiglie. Le prime stime parlano di una spesa media per appartamento pari a 90mila euro e, considerando che da qui al 2030 circa 6 case marchigiane su 10 sarebbero illegali - poiché ricadenti nelle classi energetiche meno efficienti F e G - è facile fare la matematica del problema, che comporta anche una svalutazione immediata del nostro patrimonio immobiliare. Di qui l’allarme lanciato dalle associazioni di categoria dei costruttori. «Come Confartigianato - punta i piedi il segretario regionale Gilberto Gasparoni - abbiamo chiesto tempi più lunghi per mettere a norma gli edifici, altrimenti non è possibile gestire questa cosa».

E c’è anche il rovescio della medaglia: «Con scadenze così ravvicinate, quelli che avranno la possibilità, si metteranno in moto alterando il mercato. Verrebbero richieste più materie prime - che non ci sono - facendo scoppiare una seconda bolla speculativa. E ancora non siamo usciti dalla prima». Per questa ragione, Confartigianato propone un rinvio della scadenza almeno al 2040/2050, oltre a risorse pubbliche per accompagnare la transizione.

«Non si può pensare che la spesa ricada totalmente sul proprietario, perché non tutti hanno i soldi per potersi permettere questa politica di ammodernamento energetico. Va accompagnata con incentivi». Pensiero in linea con quello del presidente di Ance Marche Stefano Violoni, che amplia l’orizzonte del ragionamento: «Serve un meccanismo di aiuto strutturale, duraturo nel tempo, modulabile a seconda dei redditi delle persone e che premi di più le attività edilizie che vanno a risolvere la questione sismica ed energetica. Mi spiego meglio: se l’intervento edilizio lo fa una persona a reddito basso, il sostegno statale dovrà essere maggiore».


Lo studio


Entra poi nelle pieghe dello studio Ance che ha stimato un tempo iperbolico da oltre 6 secoli per mettersi in regola: «Considera i ritmi dell’edilizia che c’erano prima dell’avvento del Superbonus. Affossato il 110%, non potrà dare i frutti che ha prodotto fino a ieri, e così è impossibile arrivare ai risultati richiesti da Bruxelles nei tempi attesi». Un paradosso che Elisabetta Grilli, responsabile Cna Costruzioni Marche, riconduce al pragmatismo: «Una Direttiva di questo tipo, con queste tempistiche, non è applicabile. Le case senza emissioni né consumi sono il sogno di tutti, ma poi bisogna fare i conti con la realtà». A volte, basterebbe il buon senso.
 

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