Alitalia, salvataggio nel caos
Servono altri 450 milioni

Un aereo Alitalia a Fiumicino
Un aereo Alitalia a Fiumicino
3 Minuti di Lettura
Venerdì 1 Novembre 2013, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 11:49
Turbolenze ad alta quota. La rotta del salvataggio di Alitalia rischia di andare fuori controllo, nonostante la cintura di sicurezza che il governo e le banche hanno predisposto. Il presidente Roberto Colaninno se ne va in polemica silente con l’esecutivo, Air France, gli istituti di credito, le Poste e, ultimo in ordine di tempo, Gabriele Del Torchio.



Ieri, a metà del lungo consiglio (quasi sei ore), si sarebbe svolto un acceso battibecco fra il presidente e l’ad sulle prospettive della compagnia in funzione di ulteriori necessità di cassa che potrebbero emergere. Ma oltre alle divergenze al vertice (Colaninno avrebbe abbandonato i lavori prima della fine del board), i rappresentanti di Air France avrebbero avuto da ridire sulla verbalizzazione della seduta del precedente cda ritenendola difforme da quanto deliberato dall’assemblea.



In mattinata da Parigi avevano dettato le condizioni per proseguire la rotta comune: alcuni soci, però, specie quelli medio-piccoli, riferiscono che, attraverso Intesa Sanpaolo, Air France ha in animo di sondarli per rilevare le loro partecipazioni. Se andranno avanti in questo proposito, salendo nel capitale, avranno più titolo per alzare la voce e imporre il loro giro di vite.



Quanto al cda, Colaninno ha svolto una relazione dai toni possibilisti sul rilancio di Alitalia. Ma Del Torchio ha contestato la sua visione ottimistica fornendo una prospettiva a tinte fosche: le prenotazioni sono in calo così come la vendita dei biglietti. Il pilota pro tempore ha quindi paventato il rischio che, a marzo 2014, la manovra da 500 milioni - di cui 300 di aumento e 200 di nuova finanza - possa non essere sufficiente. Dalle previsioni fatte, tra cinque mesi ci potrebbe essere un fabbisogno ulteriore di 450 milioni. Naturalmente se nel frattempo non verrà praticata una cura da cavallo. E rispetto a questo, più di un consigliere ha colto un allineamento del top manager con le posizioni di Parigi.



Quindi? Di fronte a questi numeri sia pure provvisori, gli sguardi di molti dei consiglieri presenti si sarebbero incrociati, con Colaninno fortemente critico e i francesi che avrebbero rilanciato la necessità di un piano industriale lacrime e sangue di cui hanno parlato apertamente nelle lettere inviate nei giorni scorsi. E che il cfo Philippe Calavia, consigliere anche di Alitalia (ieri era assente assieme a Jean-Cyril Spinetta), ha rilanciato nella conference call sui conti del vettore parigino nella quale ha anche piantato i paletti per partecipare all’aumento di capitale.



IL PIANO

Del Torchio, servendosi di alcune slides, avrebbe anticipato le linee generali del nuovo piano industriale ancora sul fuoco. Nessun numero nè anticipazioni quantitative: secondo il manager i dettagli potranno scaturire solo a valle della ricapitalizzazione: il 16 novembre scade il termine per l’esercizio del diritto di opzione, poi potrebbero esserci altri 30 giorni di tempo per l’inoptato.



In base alla delibera assembleare del 15 ottobre «l’apporto è inscindibile fino al corrispettivo complessivo di 240 milioni e scindibile da 240 fino all’importo massimo stabilito». Questo significa che in funzione di quanto arriverà nelle casse sarà possibile tarare gli interventi in termini di tagli e risparmi di costi. Peter Hartman e Bruno Matheu, i due rappresentanti francesi, sono stati ad ascoltare. La trimestrale è passata con numeri migliori rispetto al budget.



Qualche ulteriore elemento di tensione verso la parte finale dell’ordine del giorno. Del Torchio aveva previsto un memorandum of understanding (mou) con British Petroleum per la fornitura di carburante. Con questa mossa, probabilmente intendeva diversificare il rischio, smarcandosi da Eni con cui Alitalia ha un debito di 150 milioni sui 240 milioni di scaduto. Ma su questa operazione ci sarebbe stata la contrarietà di Antonino Turicchi, l’ex capo della Cdp, che rappresenta Benetton. Di fronte alle sue riserve, Del Torchio ha rinviato la decisione al prossimo consiglio del 12 novembre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA