Barista presa a pugni dal cliente: «Il caffè non è pagato». Imprenditore denunciato nel Tevigiano

L'uomo è un frequentatore abituale del locale di Asolo dove è avvenuta l'aggressione. Per la donna ematomi su braccia e torace

«Il caffè non è pagato», barisa presa a pugni e insultata dal cliente
«Il caffè non è pagato», barisa presa a pugni e insultata dal cliente
di Maria Elena Tonin
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Agosto 2023, 08:03

Aggredita da un frequentatore abituale del suo bar. Un caffè sospeso ma in realtà già consumato è stato probabilmente la miccia per l’aggressione a Manuela Dissegna, titolare del Bar al Municipio di Asolo (in provincia di Treviso) avvenuta intorno alle 10 di lunedì.

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Il cliente se ne va e poi torna arrabbiato

Come tante altre mattine l’avventore consuma e paga il suo caffè, ma un’ora dopo torna e inizia a strattonare e tempestare di pugni Manuela, accusandola di prenderlo in giro e proferendo insulti di ogni genere.

Noto imprenditore della zona

I testimoni inizialmente non si rendono conto di quanto sta succedendo, anche per il fatto che l’aggressore, un noto imprenditore della zona del montebellunese, è persona conosciuta ad Asolo, non insolito a scenate, urla ed esternazioni certo pittoresche, ma che, almeno finora, non avevano mai superato i limiti della violenza fisica. 


L'aggressione alla barista

«All’inizio non avevamo capito - racconta Ilaria Damini de La Damini Boutique - e non abbiamo fatto in tempo a reagire. La titolare piangeva e tremava: schiacciava i tasti, ma non riusciva a comporre il numero dei carabinieri, così li ho avvisati io. Il signore nel frattempo se n’è andato, all’angolo ha incrociato una turista: se l’è presa anche con lei». Il Bar al Municipio è un’attività gestita dalla famiglia Simonetti da oltre 30 anni. Strattoni e pugni all’addome hanno richiesto l’intervento prima dei presenti e di quanti sono accorsi allertati dalle urla, e poi dei carabinieri: per l’imprenditore, è stata formalizzata la denuncia, mentre la signora Dissegna ha riportato ematomi su braccia e torace, oltre allo choc ed è dovuta ricorrere alle cure dei sanitari, con una prognosi di 7 giorni.

Il racconto

«Il cliente è arrivato verso le 10, si è accomodato su una sedia sotto i portici, ha ordinato un caffè che ha consumato e pagato tranquillamente.

Mia mamma ha scambiato con lui una battuta e poi se n’è andato - racconta il figlio Davide Simonetti -. Dopo circa un’ora è tornato, mia mamma stava sistemando i tavoli esterni».

«Sono intervenuti in tre per fermarlo e poi i carabinieri. Non abbiamo mai assistito a scene così. I toni da noi non sono mai alti e se mia mamma avesse avuto il tempo di parlare, gli avrebbe offerto il caffè. Non capiamo cosa sia successo nella sua testa: non le ha dato modo di dire niente. Mia mamma piangeva. Ora non vuole più riaprire: sono sicuro che le passerà, perché lei ama il suo lavoro».

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