Simone (nome di fantasia) vive con i genitori in una città dell'Emilia Romagna ed è nato nel 2012, prematuro. Soffre di displasia renale bilaterale, una malattia cronica dei reni che già dal 2013 lo ha costretto alla dialisi. A seguire il caso è Giovanni Montini, direttore della Nefrologia Pediatrica del Policlinico: c'è bisogno di un rene nuovo, «ma la lista d'attesa per un trapianto da cadavere è lunga - racconta - perchè la disponibilità di donatori deceduti di età pediatrica è scarsa». Un donatore vivente e compatibile esiste, ed è la madre: ma il suo rene è grosso per l'addome di un bimbo così piccolo. Inoltre, «fino a poco tempo fa - aggiunge Claudio Beretta, che guida l'Unità operativa di Trapianto di rene - la scelta era di non eseguire trapianti da vivente da un genitore al figlio piccolo, perchè la discrepanza di dimensioni poteva portare ad un elevato rischio di insuccesso».
Gli esperti del Policlinico hanno tentato una nuova via: modificare la tecnica di intervento che si usa normalmente per gli adulti per 'adattarè il rene della madre a Simone. L'intervento è avvenuto il 13 gennaio scorso: ora il piccolo sta bene ed è già tornato a casa con i genitori. «Il rene trapiantato sta funzionando regolarmente - conclude Beretta - e non si sono presentati segni di rigetto.
Il bimbo dovrà continuare la terapia immunosoppressiva per tutta la vita, e fare qualche attenzione in più al rischio di eventuali infezioni. Ma di fatto lo aspetta una vita praticamente normale, quasi come quella di tutti gli altri bambini».
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