Filippo Turetta, nuova strategia (choc) della difesa: «Omicidio preterintenzionale, voleva solo bloccarla mentre scappava»

Un reato punito con la reclusione da 10 a 18 anni, quindi con pene significativamente inferiori all’omicidio volontario contestato dalla Procura di Venezia

Filippo Turetta, nuova strategia (choc) della difesa: «Omicidio preterintenzionale, voleva solo bloccarla mentre scappava»
Filippo Turetta, nuova strategia (choc) della difesa: «Omicidio preterintenzionale, voleva solo bloccarla mentre scappava»
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Domenica 3 Dicembre 2023, 08:11

Consci del fatto che sarà difficile far riconoscere un vizio di mente per Filippo Turetta legato alla depressione e, quindi, una sua parziale capacità di intendere e di volere, i legali del 22enne - accusato di aver ucciso la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin - puntano a sostenere una tesi alquanto funambolesca: ossia che si sia trattato di un omicidio preterintenzionale. Un reato punito con la reclusione da 10 a 18 anni, quindi con pene significativamente inferiori all’omicidio volontario contestato dalla Procura di Venezia, che - in presenza delle aggravanti - può portare alla condanna all’ergastolo.

IL FENDENTE MORTALE 

Tra le 25-30 coltellate inferte da Turetta, è stata quella sferrata all’arteria basilare nella parte posteriore del collo ad uccidere Giulia. La ragazza, in sostanza, secondo quanto emerso dall’esame autoptico, è morta nel giro di pochi minuti per lo shock emorragico determinato da quel fendente. Gli inquirenti stanno cercando di stabilire in quale momento il giovane l’abbia inferto. Lui pare abbia detto di aver sferrato la coltellata - risultata mortale - mentre inseguiva la sua coetanea che scappava. Le telecamere della zona industriale di Fossò hanno ripreso questo inseguimento: sono le 23.40 di sabato 11 novembre. Gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera potrebbero provare a giocare la carta dell’omicidio preterintenzionale, tentando di sostenere che Turetta volesse solamente bloccare la vittima e che le conseguenze mortali del fendente, inferto mentre lei era di spalle, siano andate oltre le sue intenzioni.

Nette, tuttavia, a riguardo sono le parole del gip: la «volontà» dell’omicidio è «palese» per le «modalità dell’aggressione» che avviene a «più riprese». L’azione omicidiaria, infatti, era iniziata già 25 minuti prima, nel parcheggio di Vigonovo, durante la violenta discussione a cui aveva assistito un vicino di casa della ragazza.

Non è da escludere nemmeno che la coltellata fatale sia stata sferrata in quel “buco” di 10 minuti, tra le 23.40 - quando Giulia viene spinta, sbatte la testa contro un marciapiede e il 22enne la carica di nuovo in auto - e le 23.50, quando la Fiat Punto viene inquadrata mentre lascia Fossò. In questo caso, ci sarebbe ancor meno spazio per sostenere la tesi dell’omicidio preterintenzionale; che avrebbe potuto avere un senso giuridico solo nel caso fosse emerso dall’autopsia che la studentessa fosse morta per il trauma cranico dovuto alla caduta a terra.

LA PREMEDITAZIONE

Per sfuggire all’eventuale contestazione dell’aggravante della premeditazione, Turetta ha precisato che la sua aggressione è stata dettata da un impulso del momento: «Mi è scattato qualcosa, ho perso del tutto la testa». Va a suo favore il fatto che non sono state riscontrate tracce evidenti, né sulla bocca né sulle mani, dello scotch che aveva acquistato on line prima dell’omicidio, e del quale fu trovata una traccia, assieme a capelli, sull’asfalto di Fossò. L’arma del delitto è il coltello di 12 centimetri trovato nell’auto del ragazzo (e non quello di 21 centimetri, spezzato, rinvenuto nel parcheggio di Vigonovo). Lui sostiene che non lo aveva con sé perché aveva pensato di «far del male» all’ex fidanzata. Ma, al di là della premeditazione, se venisse riconosciuta anche solo l’aggravante dei motivi abietti, già scatterebbe l’ergastolo.

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