Ferragni su L'Espresso in versione Joker, i legali di Chiara: «Lei denigrata e svilita». L'accusa: «Manager indagati e dipendenti pagati poco»

Il settimanale in edicola l'8 marzo. «Ferragni Spa, il lato oscuro di Chiara». I social divisi: "Violenza inaudita". "No, idea azzeccata"

Chiara Ferragni su L'Espresso in versione Joker. L'accusa: «Manager indagati e dipendenti pagati poco»
Chiara Ferragni su L'Espresso in versione Joker. L'accusa: «Manager indagati e dipendenti pagati poco»
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Giovedì 7 Marzo 2024, 19:59

Chiara Ferragni? Ora è finita sulla copertina de «L'Espresso» (che uscirà domani, 8 marzo). Il settimanale ha letteralmente dipinto l'influencer come Joker, il nemico di Batman nei fumetti e nei film della DC Comics, un pagliaccio triste e schizofrenico. Sotto al titolo «Ferragni Spa, il lato oscuro di Chiara», si anticipa il contenuto dell'inchiesta: «Una rete ingarbugliata di società, una girandola di quote azionarie. Tra partner ingombranti, manager indagati e dipendenti pagati poco. L'influencer è a capo di un impero dove la trasparenza non è di casa».

Chiara Ferragni su L'Espresso, la polemica

Non è mancata la polemica sull'immagine ritoccata, considerata da vari utenti dei social «violenta» ed «eccessiva» rispetto alle azioni della Ferragni, sanzionata dall'Antitrust e indagata per truffa aggravata nell'ormai noto caso legato alle campagne di vendita (pseudo) benefica di pandori, uova di Pasqua e bambole. Ma non è certo la prima volta di una copertina d'impatto per «L'Espresso», storico settimanale d'inchiesta fondato da Eugenio Scalfari e ora diretto da Enrico Bellavia dopo il passaggio della proprietà dal gruppo Gedi a Danilo Iervolino e infine alla Ludoil di Donato Ammaturo. 

I legali di Chiara Ferragni: «Denigrata e svilita»

I legali di Chiara Ferragni hanno diffidato l'editore de L'Espresso dalla pubblicazione - prevista per domani - del numero che ritrae la propria assistita in copertina con le sembianze di Joker, riservandosi ogni ulteriore azione anche all'esito delle verifiche sul contenuto dell'articolo.

I legali della Ferragni contestano inoltre la portata «gravemente diffamatoria e lesiva» dell'uso fatto in copertina dell'immagine della propria assistita «palesemente denigrata e svilita proprio nel giorno in cui la donna dovrebbe essere celebrata».

Il trucco

Un primo piano col trucco che cola, rosso e blu, come quello di un pagliaccio. Gli utenti si dividono e le opinioni sono molto discordanti. C'è infatti chi considera eccessiva e di cattivo gusto la scelta del settimanale. «Una copertina che non c'entra niente con il giornalismo ma che è pregna di una violenza inaudita», scrive qualcuno. «Menateje pure già che ce semo», scrive in romanesco un altro. E un'altra aggiunge: «Da donna, mi sento sfregiata. L'Espresso è una rivista di attualità e mi disgusta pensare che il racconto dell'attualità debba passare attraverso lo scherno feroce». Ma sono molti anche i commenti di internauti che mostrano di condividere -o di non condannare- la scelta dell' Espresso. «Copertina azzeccata che rende decisamente l'idea di chi sia realmente Chiara Ferragni», scrive qualcuno. «Qui stanno trattando Chiara Ferragni semplicemente come un'adulta di potere. Lo so che il suo aspetto delicato confonde molto. Ma è un'adulta di potere. Nel bene e nel male», aggiunge un'altra. C'è chi punta sul fatto che non sia un 'trattamentò esclusivo riservato all'influencer: «Che poi L' Espresso di copertine così ne ha fatte, ma guai a toccare Chiaretta eh», si ironizza. A commentare la cover anche Selvaggia Lucarelli: «Gente che non ha mai letto un giornale pensa che non sia mai esistita una copertina simile. E si concentra sulla foto, mica su quello che c'è scritto sotto la foto», scrive nelle sue stories di Instagram.

I precedenti

In passato sono stati messi in prima pagina, a volte ritoccati a volte mostrificati, decine di politici e capitani d'industria, da Silvio Berlusconi a Matteo Renzi, da Bettino Craxi a Giorgia Meloni, passando per Gianni Agnelli e Beppe Grillo. L'impatto sulla società italiana di Chiara Ferragni, sia in termini economici e che di immagine, non è da meno. Soprattutto, non è nuova l'idea di «jokerizzare» il cattivo di turno: nel 2009 il magazine «New York» sbatté in prima pagina Bernie Madoff, finanziere newyorkese che aveva messo in piedi uno dei più grandi e devastanti schemi Ponzi della storia, truffando decine di migliaia di investitori (al fondo istituito per risarcire parzialmente le vittime hanno attinto oltre 40mila persone). Il titolo era semplice: «Bernie Madoff, Monster. And the people who enabled him». Ovvero «Bernie Madoff, il mostro. E le persone che gli hanno permesso di esserlo». Se Chiara Ferragni è stata sanzionata dall'Antitrust con una multa da un milione di euro (contro la quale ha presentato ricorso, promettendo di devolvere comunque in beneficenza la somma in caso di vittoria), con Madoff si tratta di grandezze decisamente diverse: è stato condannato a risarcire 170 miliardi di dollari e a 150 anni di carcere, di cui ne ha scontati poco più di dieci: è morto nel 2021 in un ospedale della Carolina del Nord.

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