Lo pneumologo Bonifazi: «L'inquinamento atmosferico aumenta la frequenza o la gravità delle allergie respiratorie»

Floriano Bonifazi, già direttore del Dipartimento Malattie respiratorie e allergiche degli Ospedali Riuniti di Ancona
Floriano Bonifazi, già direttore del Dipartimento Malattie respiratorie e allergiche degli Ospedali Riuniti di Ancona
di Lucilla Niccolini
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Martedì 15 Febbraio 2022, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 10:41

ANCONA - I cambiamenti climatici e l’inquinamento atmosferico rendono urgente una transizione energetica rispettosa dell’ambiente. Abbiamo chiesto al dottor Floriano Bonifazi, già direttore del Dipartimento Malattie respiratorie e allergiche degli Ospedali Riuniti di Ancona, quali effetti comportano cambiamenti climatici e livelli troppo alti di inquinamento per la salute umana.

 
Che rapporti tra clima, inquinamento e allergie?
«Il cambiamento climatico altera la concentrazione e la distribuzione degli inquinanti atmosferici e interferisce con la presenza di allergeni pollinici stagionali in termini di anticipata fioritura, prolungato periodo di impollinazione e aumentata allergenicità dei pollini, soprattutto a causa dell’incremento della CO2 e dello scarico dei motori, in particolare diesel, che emettono elevata quantità di polveri sottili, PM 10 e PM 2,5. È come se gas e polveri fornissero un fertilizzante per erbe e piante, allergizzanti in sé, aumentando la frequenza o la gravità delle allergie respiratorie, asma in primis. Inoltre, l’innalzamento delle temperature e dell’umidità si associa a una maggiore concentrazione nell’aria di alcuni tipi di muffe».


Aria che si respira nei vari contesti cittadini: quanto sta influenzando l’insorgere di nuove patologie?
«L’inquinamento atmosferico è al quarto posto nella graduatoria mondiale delle cause di mortalità prematura, dopo fumo, ipertensione e dieta. L’aria che respiriamo è una miscela di innumerevoli sostanze: tra le più dannose, le polveri sottili e il biossido di azoto. Entrambi onnipresenti, in concentrazioni preoccupanti per la salute, sono perlopiù emessi da combustione di fossili o biomasse, in trasporti, industria e agricoltura. La quota di particelle PM10 più piccola di 2,5 µm (PM2,5) penetra attraverso i bronchi per raggiungere i bronchioli terminali. Il biossido di azoto (NO2) si crea nell’atmosfera dall’ossido di azoto (NO), emesso da processi di combustione. Le implicazioni sulle nostre cellule? Stress ossidativo e infiammazione, alterazioni genomiche e mutazioni, alterazioni epigenetiche, disfunzione mitocondriale, alterazione endocrina, comunicazione intercellulare alterata, microbioma intestinale alterato e compromissione delle funzioni del sistema nervoso. A settembre, l‘Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivisto al ribasso tutte le concentrazioni ammissibili degli inquinanti atmosferici: fino a 5 volte inferiori a quelle tollerate prima, per legge».


Quale ruolo ha l’areazione per l’inquinamento negli ambienti chiusi, covid compreso?
«Per gli spazi chiusi, ove viviamo il 90% circa del nostro tempo, la ventilazione in ambienti chiusi con impianti di ventilazione meccanica, senza ricircolo dell’aria, si è mostrata molto efficace nel ridurre o abolire la carica virale, covid compreso.

Le autorità nazionali dovrebbero, anche se in grave ritardo – in questo le Marche sono un’eccezione - raccomandare di aumentare la ventilazione in tutti i luoghi pubblici, anche tenendo aperte le finestre. È dimostrato che la ventilazione naturale provoca un migliore ricambio dell’aria, rispetto alla ventilazione meccanica, potendo apportare fino a 70 ricambi all’ora degli ambienti, quando tutte le finestre sono aperte».


Quali linee di indirizzo di sanità pubblica ambientale sono desumibili, per altre città marchigiane, dagli esiti del suo progetto sull’inquinamento atmosferico ad Ancona (PIA)? 
«Il progetto ha evidenziato un aumento delle mortalità premature in città, soprattutto nel centro storico. C’è correlazione tra i principali inquinanti atmosferici (NO2 e PM2,5) e patologie cardiovascolari. Significativo è il ricorso al pronto soccorso per cause respiratorie, infezioni delle vie aeree, nei bambini in particolare. È emersa la necessità per Ancona di interventi indifferibili per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, con raccomandazioni, da estendere ad altre città: curare i sistemi informativi sanitari in modo che le informazioni siano facilmente utilizzabili per costruire profili di salute della popolazione e per valutare i rischi ambientali; promuovere lo sviluppo di strutture tecniche adeguate a livello regionale sui temi ambiente e salute, in grado di condurre valutazioni epidemiologiche avanzate dello stato di salute e dei rischi ambientali. E ancora: continuare la raccolta dati presso le strutture ospedaliere della città; garantire un sistema di valutazione adeguato dell’inquinamento atmosferico cittadino attraverso sistemi di monitoraggio e modelli di dispersione. Ma garantire anche l’informazione della popolazione attraverso la comunicazione puntuale degli indici della qualità dell’aria; avviare un rapido processo di riduzione dell’emissione delle sostanze inquinanti, in particolare quelle provenienti dai trasporti, stradali e navali, e dall’industria; incentivare, al posto delle biomasse, forme alternative di combustione per usi civili e industriali. Infine, aumentare la disponibilità di verde cittadino anche al fine di mitigare l’esposizione agli inquinanti atmosferici». 

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