Omicidio di Melania: sette anni
fa il giallo che sconvolse Ascoli

Omicidio di Melania: sette anni fa il giallo che sconvolse Ascoli
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Giovedì 19 Aprile 2018, 05:05
ASCOLI -  «Con te sarà sempre un nuovo giorno d’amore». La speranza di Melania Rea, scritta sulla catenina che portava al collo, si è infranta contro 35 coltellate che hanno messo fine alla sua vita a soli 29 anni il 18 aprile di 7 anni fa nel Bosco delle Casermette. L’uomo a cui era rivolto il messaggio era il marito, Salvatore Parolisi, che tre gradi di giudizio hanno riconosciuto come l’assassino e condannato a 20 anni di reclusione. 

E ieri nell’anniversario della morte il messaggio straziante dello zio Gennaro Rea: «Una donna stupenda, una mamma eccezionale ma per poco tempo perchè una mano assassina ti ha portata via 7 anni fa. Ciao Melania il tuo ricordo è sempre vivo in noi... non ti dimenticheremo mai, stella tra le stelle». Contro Parolisi una serie di gravi indizi non discordanti tra loro: nessun alibi, un delitto d’impeto con le caratteristiche specifiche della tragedia familiare, l’imbuto emotivo in cui era finito il caporalmaggiore dell’esercito tra la moglie e amante che lo pressava per costruire una vita in comune e il timore che Melania portasse alla luce gli incontri proibiti di sottufficiali e donne soldato all’interno della Caserma Clementi. Lui si difende dicendo che il 18 aprile 2011 era a Colle S. Marco. Secondo Parolisi la moglie si allontana per andare al bagno e poi scompare.

Le Procure, quella di Ascoli e quella di Teramo, due Gip ed anche i giudici del Riesame si convincono che il caporalmaggiore al Pianoro con la moglie e la figlia Vittoria non ci sia mai stato. Lo dimostrerebbero tre cose. Per primi i tabulati telefonici secondo i quali, nell’ora del delitto della casalinga, sia il cellulare di Parolisi e sia quello della moglie agganciano lo stesso ripetitore di segnale, quello che copre la zona del Bosco delle Casermette di Ripe di Civitella dove è avvenuto l’omicidio. Il secondo elemento sono le foto scattate da un gruppo di studenti con il cellulare. Nelle immagini, che inquadrano la zona delle altalene da dove, secondo il racconto di Salvatore, la moglie si sarebbe allontanata, non vi è traccia né di Melania, tanto meno quella del marito e neppure della piccola Vittoria. A questo vanno aggiunte le testimonianze delle molte persone che hanno dichiarato ai magistrati di non aver visto nessuno di loro sul Colle San Marco. 
I sospetti
E poi l’ora della morte che, stando alla caffeina rinvenuta nello stomaco della donna, e considerata la percentuale di assorbimento della stessa, non è avvenuta più tardi di 45 minuti dopo aver preso il caffè, presumibilmente a casa della coppia a Folignano intorno alle 14. Un altro aspetto che incastra Parolisi è la presenza del Dna dell’uomo sulle labbra e sull’arcata dentaria della vittima. La traccia genetica sarebbe stata lasciata mettendo una mano davanti alla bocca della donna o baciandola un instante prima che spirasse. E, comunque, non essendosi cancellata, dimostrerebbe che lui era presente pochi secondi prima che la donna morisse. L’istruttore del 235° Reggimento Piceno è stato degradato e la figlia, che oggi ha 8 anni e mezzo, affidata alla famiglia materna.
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