Momenti di tensione fra due medici: interviene la vigilanza al Mazzoni

Momenti di tensione fra due medici: interviene la vigilanza al Mazzoni
Momenti di tensione fra due medici: interviene la vigilanza al Mazzoni
di Mario Paci
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Venerdì 23 Febbraio 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 07:18

ASCOLI «Non ci sono fondi a sufficienza per soddisfare le vostre esigenze». In sintesi la direttrice generale dell’Ast , Nicoletta Natalini, è stata schietta durante l’incontro con i sindacati. Non è una novità che l’Ast, a differenza di altre aziende sanitarie territoriali, sconta un divario cronico storico.

Una legge regionale del 2017 stabilì che ci sarebbe dovuto essere un riequilibrio delle risorse in ambito marchigiano ma finora così non è stato. Una fumata nera, dunque, che ha deluso i sindacati che minacciano lo sciopero mentre Usb e Nursind sono già pronti a proclamarlo.

E a conferma del clima teso che si respira all’ospedale due medici di un reparto sono venuti alle mani ed è dovuta intervenire la vigilanza privata.

I temi

Ben 480mila ore prestate in eccedenza; 20mila giornate di ferie non fruite; 7 anni di mancato pagamento delle indennità relative ai tempi di vestizione; mancata erogazione della produttività nel 2022 e 2023, costituiscono un debito complessivo pari a 20 milioni di euro che l’Ast di Ascoli avrebbe nei confronti del personale dipendente per una media pro-capite di 10mila euro di credito per ciascun operatore.

I sindacati contestano che nonostante gli accordi sottoscritti, non vengono erogati gli emolumenti relativi alla libera professione di supporto indiretta mentre quelli inerenti alla diretta, a supporto, vengono liquidati in difformità al regolamento. E poi c’è la questione dei precari. Ci sono 187 precari che sono costretti, da anni, a svolgere la loro attività nella più assoluta incertezza con proroghe di contratti a volte anche bimestrali; inoltre una quarantina di essi è destinata a tornare a casa.

La direzione generale sta raschiando il barile, a cominciare dall’eliminazione delle richiesta extra vitto fino al divieto di utilizzare bottiglie d’acqua e di ricorrere a quella del rubinetto «se non fosse - scrivono i sindacati - che l’acqua non è potabile in molti punti delle strutture ospedaliere, tanto che la stessa viene sottoposta a continuo shock termico per l’abbattimento del batterio della legionella. Così come incomprensibili è l’accentramento degli spogliatoi in stanze assolutamente non a norma, impraticabili dal punto di vista igienico sanitario. L’assenza di riscaldamento ovvero di climatizzazione in alcuni ambulatori è inconcepibile». C’è poi la questione del personale sanitario inviato nelle strutture distanti diverse decine di chilometri per tappare i buchi. Per Cigl, Cisl, Uil, Nursing Up, Fials e Ugl una situazione drammatica non più sostenibile tanto da minacciare lo sciopero.

La linea dura

«Abbiamo assistito - dicono Nursind e Usb - a un'altra riunione priva di progressi con zero risposte concrete, per i dipendenti. Nursind e USB hanno deciso di non rimanere fermi di fronte a questa sordità e indifferenza, e proseguiremo senza esitazioni con la programmazione dello sciopero aziendale, oramai non più rinviabile, (la data la decideremo nelle prossime ore) che sembra essere l'unica cosa che questa direzione è stata in grado di realizzare, sebbene con tempi record».

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