Violenza sessuale sulla nipote, la Cassazione rimanda gli atti a Perugia: «Il processo è da rifare»

La Corte di Cassazione ha rinviato a Perugia il processo per la violenza
La Corte di Cassazione ha rinviato a Perugia il processo per la violenza
di Luigi Miozzi
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Venerdì 27 Novembre 2020, 07:45

ASCOLI - Un quarantaduenne ascolano era stato condannato a sette anni di carcere per violenza sessuale sulla nipotina di 13 anni.

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La Cassazione ha però annullato la sentenza dei giudici di secondo grado e ha rinviato gli atti alla Corte d’appello di Perugia per un nuovo processo. I giudici della Suprema corte si sono così pronunciati accogliendo il ricorso dei difensori dell’uomo, gli avvocati Simone Fioravanti e Massimo Tonoli, che avevano impugnato la sentenza del novembre dello scorso anno dei giudici della corte d’appello di Ancona lamentando che non erano stati garantiti i diritti dell’imputato in quanto non erano stati ascoltati i testimoni della difesa.

Ora, a seguito della decisione della Cassazione, verranno sentiti nuovamente le persone offese e i testimoni indicati dagli avvocati difensori. Pesanti le accuse nei confronti del quarantaduenne a cui vengono contestati i reati di violenza sessuale aggravata, atti sessuali e corruzione di minorenni.

Secondo quanto sostenuto dall’accusa, basandosi anche sulla testimonianza della ragazzina, il quarantaduenne, trovandosi in casa da solo con la nipote che all’epoca dei fatti aveva 13 anni, l’avrebbe toccata nelle parti intime facendole vedere dal suo telefonino un filmato pornografico che coinvolgeva anche la zia. Differente la versione fornita dall’imputato nel corso del processo. Il quarantaduenne, infatti, ha riferito al giudice di essere stato sorpreso dalla nipote a masturbarsi in salotto mentre stava vedendo un filmato pornagrafico, evidenziando che tutto era avvenuto in maniera casuale. Al termine del processo di primo grado, nel febbraio del 2018, il quarantaduenne venne assolto. Contro quella sentenza presentarono ricorso in appello la Procura di Ascoli e gli avvocati Umberto Gramenzi e Silvia Morganti per conto dei genitori della ragazzina.

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