Il verde continua a scarseggiare: Ascoli è la Cenerentola delle cinque province marchigiane

Il verde continua a scarseggiare: Ascoli è la Cenerentola delle cinque province marchigiane
Il verde continua a scarseggiare: Ascoli è la Cenerentola delle cinque province marchigiane
di Roberto Cestarelli
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Giovedì 2 Settembre 2021, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 08:04

ASCOLI  - Gli ascolani hanno meno di 8 metri quadrati di verde disponibile a testa, al di sotto sia della media italiana, che è di circa 33,8 metri quadri, che della regione Marche che è di 14,20 metri quadri per abitante (Pesaro la più virtuosa con 17,7 metri quadrati; poi Ancona 16; Fermo 14,4 e Macerata 10. Fonte: elaborazione Openpolis su dati Istat). Se la qualità dell’aria, dunque, non dovesse essere buona, ciò potrebbe dipendere anche dalla scarsa disponibilità di verde urbano visto che un parco di grandi dimensioni può abbassare il livello di calore da 1 fino a 3 gradi rispetto a zone del centro o dove non ci sono piante oppure ombreggiature verdi. 


Nel centro storico e nell’immediata periferia, purtroppo, ci sono sempre meno gli alberi e le zone dedicate al verde. «Abbiamo da sempre dichiarato la nostra contrarietà verso l’abbattimento delle piante - hanno riferito alcuni residenti del centro storico - un atto che a noi pare veramente deleterio e, in più occasioni, abbiamo invitato l’amministrazione comunale a trovare una soluzione alternativa all’abbattimento, ma come sempre le nostre sollecitazioni non sono state accolte dalle istituzioni». 


Questione alberi. Passeggiando per le vie della città, si ha modo di accertare che circa 10 sono i platani tagliati in viale Treviri, 4 i lecci in via Rigantè, 13 gli ippocastani eliminati in viale Vellei, 18 i platani tagliati in via Piave, 13 i ligustri che mancano all’appello in via Sacconi, 2 i lecci in viale Luciani e un cedro nei pressi della rotonda di Porta Maggiore, 5 i tigli in viale Marconi, senza contare gli alberi tagliati, perché seccati, malati oppure ritenuti pericolosi per l’incolumità pubblica, nei giardini pubblici di corso Vittorio Emanuele e al parco del Colle dell’Annunziata.

Nessuno di questi è stato sostituito. Per non parlare della legge n. 113 del 29 gennaio 1992 che obbliga ogni Comune alla messa a dimora di un albero per ogni neonato a seguito della registrazione anagrafica che, nella nostra città, sembra sia stata applicata soltanto in parte. 


Tutti ricorderanno che dietro al Tribunale furono recisi numerosi alberi e parte dell’area verde fu sacrificata per farne una strada e un parcheggio; che è stata rimossa la piccola aiuola spartitraffico situata all’incrocio di corso Vittorio Emanuele con via Dante Alighieri; che sono state eliminate, previo il taglio dei tigli, le aiuole con siepi, nei presi della rotonda del ponte di Porta Maggiore, per far posto ad un tratto della pista ciclabile; che furono eliminate anche le aiuole e le siepi esistenti sul lato sud del marciapiede di viale Treviri per ricavarne degli ulteriori posti auto. A morire e a pagare, come sempre, sono gli alberi, le siepi e le aree destinate al verde pubblico.

E pensare che l’obiettivo degli amministratori di alcune grandi metropoli è di creare delle vere e proprie oasi mangia smog nelle proprie città, dove è possibile respirare un’aria un po’ più pulita grazie alla scelta di piantare degli alberi più efficaci allo scopo, capaci nel catturare i gas ad effetto serra e bloccare le pericolose polveri sottili abbassando, al tempo stesso, la temperatura dell’ambiente circostante durante i periodi più caldi e afosi. Amministrazioni che hanno compreso che il benessere delle persone dipende dalla possibilità di avere intorno un bel paesaggio, piante, fiori e aiuole curate, arredo di viali e parchi vivibili, soprattutto nei centri urbani.

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