Omicidio Cianfrone, la difesa degli Spagnulo: «Testimoni e perizie deboli, i coniugi vanno assolti»

La pista ciclabile dove è stato ucciso Spagnulo
La pista ciclabile dove è stato ucciso Spagnulo
di Luigi Miozzi
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Mercoledì 18 Gennaio 2023, 03:10

ASCOLI - Si aprirà il 22 febbraio davanti alla corte d’assise d’appello di Ancona, il processo per l’omicidio di Antonio Cianfrone, l’ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo ucciso la mattina del 3 giugno del 2020 mentre faceva jogging sulla pista ciclabile di Pagliare.

La corte d’assise di Macerata ha riconosciuto colpevoli di quel delitto Giuseppe Spagnulo, condannato al carcere a vita e la moglie Francesca Angiulli a cui sono stati inflitti in primo grado 16 anni di reclusione riconoscendole l’attenuante della minima partecipazione all’omicidio. 


La sentenza

Una sentenza, quella emessa a giugno dello scorso anno, che è stata impugnata sia dalla pubblica accusa che dai difensori dei due imputati.

Il Pm Umberto Monti contesta la concessione dell’attenuante alla donna ritenendo pertanto la pena non congrua rispetto alle responsabilità che sarebbero emerse anche nel corso del dibattimento. Per l’accusa anche Francesca Angiulli sarebbe dovuta essere condannata all’ergastolo. Ergastolo per Giuseppe Spagnulo che, invece, è contestato dai difensori dei coniugi, gli avvocati Gianfranco Di Marcello e Alessandro Angelozzi.

Nelle motivazioni che supportano il loro ricorso davanti ai giudici di secondo grado, i penalisti contestano «l’incongruità della motivazione» e la violazione del principio della condanna «aldilà di ogni ragionevole dubbio». Un aspetto che per la difesa sarebbe emerso a seguito delle contraddizioni che sono state riscontrate in aula nel corso del processo di primo grado dalle testimonianze ed anche dalle perizie. Nel corso del dibattimento, infatti, uno dei testimoni oculari avrebbe dichiarato davanti al giudice di aver visto l’uomo che impugnava la pistola, al momento di sparare, indirizzandola verso l’alto: questo starebbe a significare che il killer fosse più basso di Cianfrone.

Per questo, non poteva essere Spagnulo a sparare poichè la sua altezza era molto simile a quella della vittima. Così come dagli avvocati è stata contestata nel ricorso in Appello la tesi della moto utilizzata dai killer in quanto nessuno dei testimoni oculari avrebbero fornito in aula una descrizione del mezzo e, pertanto, non c’è nessuna certezza che quella usata nell’agguato sia quella ripresa dalle telecamere di sorveglianza. Così come ci sarebbe incompatibilità tra la moto guidata dall’imputato e il momento in cui è avvenuto l’omicidio. 


Il ricorso

Tra i motivi del ricorso, poi, ci sono i dubbi già sollevati anche nel corso del processo sugli accertamenti tecnici sulla polvere da sparo rinvenuta sulle manopole della motocicletta. Gli avvocati Di Marcello e Angelozzi hanno poi contestato il movente dell’omicidio. Per i giudici, dalle intecettazioni telefoniche e ambientali e da alcuni video trovati sui cellulari dei due imputati sarebbero evidenti l’ odio e il risentimento che i coniugi Spagnulo nutrivano nei confronti di Cianfrone per la morte del figlio. Per i difensori, invece, quelle parole sono senza senso e i video sarebbero da considerare una sorta di delirio. 


 

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