ASCOLI - È stata fissata per il 13 aprile l’udienza preliminare davanti al giudice Matteo Di Battista chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta nei confronti di Pietro Santarelli, dei figli Felice e Susi e dei componenti del collegio sindacale Marcello Testa, Alessandro Tassoni e Bruno Formichetti in relazione al fallimento della Saco, già Santarelli Costruzione del l 27 novembre del 2019.
Il crac
Il crac che sarebbe stato quantificato in circa 300 milioni di euro sarebbe emerso a seguito delle indagini svolte nel corso degli anni dalla Guardia di Finanza e sulle cui risultanze il procuratore Umberto Monti e il sostituto Saramaria Cuccodrillo, lo scorso 7 novembre, ha chiesto il processo per i sei indagati: Pietro Santarelli, in qualità di presidente della Saco oltre che presidente e amministratore di altre società partecipate dalla stessa società fallita o comunque riconducibili al gruppo. Stessa ipotesi di reato viene contestata ai figli Felice, in quanto componente del cda e amministratore delegato della Saco, e Susi anche lei finita sotto inchiesta per aver fatto parto del consiglio di amministrazione della società fallita. La richiesta di rinvio a giudizio, inoltre, riguarda anche i tre componenti del collegio sindacale Marcello Testa, Alessandro Tassoni e Bruno Formichetti, ciascuno per il periodo in cui hanno ricoperto l’incarico, perchè secondo la Procura di Ascoli, pur essendo a conoscenza dello stato di dissesto, avrebbero dato parere favorevole nelle loro relazioni.
Il pacchetto azionario
Pietro Santarelli e i figli attraverso la “Pietro Santarelli & C.” detenevano l’intero pacchetto azionario della Saco dichiarata fallita dal tribunale di Ascoli il 27 novembre 2019 che a sua volta deteneva partecipazioni in una serie di società: Inergia, Edilsan, Italsamo, Deventer, Preneste, Italmarket, le ultime due dichiarate fallite in estensione al fallimento Saco.
La distrazione
Ai Santarelli la Procura imputa anche l’aver distratto per un contro valore di 27,5 milioni il 100% delle quote dalla Preneste (tutte di proprietà della Saco), in favore della Deventer, società partecipata per il 30% dalla stessa Saco. Sono anche accusati di bancarotta preferenziale per aver effettuato pagamenti preferenziali a discapito della “par condicio creditorum «per circa 8,5 milioni di euro e di bancarotta patrimoniale aggravata impropria da reato societario per aver esposto fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero, incrementando di conseguenza il deficit patrimoniale della Saco per circa 98 milioni di euro.
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