Una mostra sui pellegrinaggi sognando il ritorno dell'Annunciazione del Crivelli

La Pinacoteca civica
La Pinacoteca civica
di Pierfrancesco Simoni
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Domenica 2 Gennaio 2022, 10:58

ASCOLI - Mantenere accesa la luce sul recupero del complesso di Sant’Angelo Magno alla Piazzarola, seriamente danneggiato dalle ultime scosse telluriche, e aprire una finestra sull’immagine del pellegrino durante il periodo medievale. È con questa duplice finalità che la Pinacoteca civica ospiterà dal 22 luglio al 6 novembre 2022, la mostra intitolata “Sulle orme di San Michele Arcangelo: pellegrini e devoti nell’arte da Crivelli a Caravaggio”. 

 

L’esposizione conterrà circa 60 opere, divise in due sezioni: una dedicata ai pellegrinaggi e l’altra al culto di San Michele.

Ci sarà il grande quadro di San Michele Arcangelo di Guido Reni, che attualmente si trova nella chiesa di Chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini a Roma, quattro tavole del Crivelli accolte alle gallerie dell’Accademia di Venezia, opere di Cola dell’Amatrice, Pietro Alemanno, del Guercino e due reliquari in argento che contengono le reliquie di San Michele. Non può mancare la famosa statua in cartapesta, realizzata dal Paci, che si trova nella chiesa di Sant’Angelo magno e restaurata nel 2001 per volontà dell’associazione Pupi della Piazzarola e del compianto Nino Borraccini.

«Continuiamo ad avviare le pratiche con la National Gallery di Londra – rivela il professor Stefano Papetti, curatore dei musei civici e della mostra – per riportare in città, per questa occasione, l’Annunciazione del Crivelli. Avremmo vicine tre Annunciazioni: dell’Alemanno e del Reni, già presenti in Pinacoteca, e del Crivelli. Un’operazione alquanto ardua. Altro sogno sarebbe poter inserire nella mostra una piccola tavola di Raffaello, ma è difficilissimo arrivare anche a questa opera».

Il professor Papetti racconta la genesi di una mostra così particolare. «L’idea è nata durante il primo lockdown, ad aprile 2020. La pandemia mi ha fatto ripensare al Medioevo quando, scampato il pericolo, si andava in pellegrinaggio, o si pagava qualcuno per farlo al proprio posto, per rendere grazie di uno scampato pericolo. Ho riflettuto che nelle Marche i luoghi di pellegrinaggio erano il santuario mariano di Loreto e i luoghi dedicati a San Michele arcangelo. La devozione, nel Medioevo, muoveva migliaia di persone; di ogni ceto sociale. Le mete dei pellegrinaggi erano anche luoghi dove scambiarsi esperienze. E dunque dei luoghi di cultura. Ecco allora l’idea realizzare una mostra su come l’arte ha rappresentato i pellegrini dal Medioevo al Seicento, con opere che consentono di esaminare l’abito caratteristico dei pellegrini e le insegne che essi esibivano per certificare di aver effettuato il percorso verso i remoti luoghi santi. Inoltre, la mostra ci permette di compiere una riflessione sui luoghi longobardi di Ascoli perché San Michele era un Santo longobardo. Oltre alla necropoli di Castel Trosino, ci sono chiare testimonianze della presenza longobarda in città come le tombe scoperte qualche anno fa dietro l’abside della chiesa dei Ss Vincenzo ed Anastasio. I longobardi avevano una posizione di prestigio in città e lo testimonia lo stesso complesso monastico di Sant’Angelo magno, gestito dalle badesse, molte delle quali erano figlie della nobiltà longobarda. La devozione nei confronti di San Michele arcangelo si ritrova in tutta Europa, da Mont Saint- Michel, nell’estremo nord della Francia, a Monte Sant’Angelo, nel Gargano, dove c’è una grotta che è stata meta di pellegrinaggi per mille anni». 

La mostra si terrà nella Pinacoteca civica e sicuramente sarà ospitata nella sala della Vittoria. Questo dovrebbe comportare lo spostamento della presentazione del Palio di agosto della Quintana, in programma la mattina del 26 luglio, altrove. Probabilmente a Palazzo dei Capitani, come è già accaduto in pèassato. «Non potevamo fare altrimenti – spiega Papetti – perché, ad esempio, il San Michele arcangelo di Reni è un’opera imponente che non potevamo sistemare altrove. Le porte del Forte Malatesta, ad esempio, sono troppo piccole. Colgo l’occasione per ringraziare la Regione Marche per la sensibilità dimostrata ed in particolare l’assessore alla cultura Giorgia Latini. Speriamo che la mostra sia un viatico per cominciare il restauro di Sant’Angelo magno».
 

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