Delitto Cianfrone, chiesto l’ergastolo per i due coniugi imputati di omicidio. Per la difesa invece vanno assolti

Delitto Cianfrone, chiesto l’ergastolo per i due coniugi imputati di omicidio. Per la difesa invece vanno assolti
Delitto Cianfrone, chiesto l’ergastolo per i due coniugi imputati di omicidio. Per la difesa invece vanno assolti
di Luigi Miozzi
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Venerdì 10 Dicembre 2021, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 15:04

ASCOLI - «I due imputati sono sicuramente i responsabili dell’omicidio, non solo al di là di ogni agionevole dubbio, bensì al di là di ogni possibile dubbio». Per il pubblico ministero Umberto Monti ad uccidere, il 3 giugno del 2020, Antonio Cianfrone mentre faceva jogging sulla pista ciclabile di Pagliare sono stati Giuseppe Spagnulo e Francesca Angiulli. 


È alle battute finali il processo davanti alla corte d’assise di Macerata che vede imputati i due coniugi per l’omicidio dell’ex vicecomandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo. Durante l’udienza di ieri, la pubblica accusa ha chiesto la condanna all’ergastolo per i due imputati, con l’isolamento diurno per tre mesi e nessuna attenuante. «C’era un’ossessione per Cianfrone da parte degli imputati - ha sottolineato nel corso della requisitoria il procuratore della Repubblica di Ascoli - che hanno ucciso deliberatamente». 


Durante la discussione in aula, il pm ha riproposto la ricostruzione di quanto accaduto il giorno del delitto e lo ha fatto sulla base dei rilievi effettuati in sede di indagine delle testimonianze raccolte anche nel corso del dibattimento processuale e delle immagini delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona in cui si è compiuto l’agguato mortale che, per l’accusa, hanno ripreso i killer sia mentre si avvicinavano alla pista ciclabile, sia quando si danno alla fuga in sella alla motocicletta. Un lasso di tempo di circa un’ora che va dal momento in cui i due imputati vengono ripresi a fare colazione in un bar della zona fino al momento in cui le telecamere poste all’esterno di un’abitazione riprendono due persone su una motocicletta allontanarsi a tutta velocità. 


Una ricostruzione che però non convince affatto gli avvocati Alessandro Angelozzi, Felice Franchi e Gianfranco Di Marcello - difensori dei due imputati - che hanno chiesto l’assoluzione per i propri assistiti, ritenendo debole il castello accusatorio predisposto dalla Procura, sostenendo la mancanza di indizi di colpevolezza nei confronti degli imputati gravi, precisi e concordanti, tanto più in assenza di un movente. «La chiave di questo processo è l’abbigliamento che indossavano dai killer - ha evidenziato nel corso della sua arringa l’avvocato Angelozzi -.

Ci sono almeno quattro testimoni che rilevano delle difformità nell’abbigliamento, c’è chi ha visto due persone vestite tutte completamente di nero senza notare neppure un lembo di pelle, oppure i guanti in lattice azzurri indossati da Francesca Angiulli». 


A questi poi, si aggiungono anche ulteriori dubbi che sono stati sollevati dagli avvocati Franchi e Di Marcello sui residui di polvere da sparo rinvenuti sulle manopole della motocicletta: «Ci sono degli esami determinanti che i tecnici del Ris non hanno svolto perché non hanno i mezzi a disposizione per poterli eseguire - ha spiegato l’avvocato Franchi -. Inoltre, dei dubbi ci sono anche sugli accertamenti balistici che sono stati effettuati». La corte si è poi riservata di decidere sulla richiesta, avanzata dai difensori, di rimodulare la misura cautelare e ha aggiornato il processo al 16 dicembre, giovedì prossimo, quando la corte stessa emetterà la sentenza di primo grado sull’omicidio di Antonio Cianfrone. 

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