Staffolo, pugni e bottigliate alla moglie incinta: «Mi picchiava due volte a settimana»

Staffolo, pugni e bottigliate alla moglie incinta: «Mi picchiava due volte a settimana»
Staffolo, pugni e bottigliate alla moglie incinta: «Mi picchiava due volte a settimana»
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 07:03

STAFFOLO «Mi picchiava due o tre volte a settimana, senza motivo, anche quando ero incinta. In segno di spregio orinava per casa, anche nella culla di mio figlio, nato da un’altra relazione». Protetta da un paravento, chiesto per non guardare in faccia il suo ex compagno, una giovane mamma nigeriana, residente a Staffolo, ha trovato il coraggio di raccontare davanti al giudice l’inferno che per un anno le avrebbe fatto vivere il padre della sua bambina, nata poche settimane fa. 


La denuncia

La 33enne ha avuto la forza di denunciare ai carabinieri i maltrattamenti subiti il 22 novembre scorso, quando è finita all’ospedale dopo essere stata presa a schiaffi dal 35enne, un muratore nigeriano.

Subito era scattato il codice rosso: dimessa con 5 giorni di prognosi, lei e il figlio erano stati collocati in una struttura protetta. Ieri nel tribunale di Ancona la giovane mamma, assistita dall’avvocato Gabriella Semeraro, ha ripercorso l’incubo vissuto. «Mi aggrediva senza motivo e mi minacciava di non andare al pronto soccorso e di non rivolgermi ai carabinieri perché mi avrebbero tolto mio figlio - ha raccontato al giudice Francesca Grassi -. Sosteneva di non avere soldi da darmi, anche se lavorava sempre. Mi umiliava: orinava in giro per casa e pure nella culla del mio bambino, davanti a me parlava al telefono con delle ragazze e diceva che voleva sposarle. Il 2 giugno 2022 mi ha colpito alla gamba con una bottiglia di birra».

L'ultimo episodio

Ma l’episodio che l’ha convinta a denunciare il marito risale al novembre scorso, quando la donna sarebbe stata presa a schiaffi e a pugni dal 35enne, benché fosse incinta. Con l’aiuto di una vicina, si era fatta portare all’ospedale. L’imputato, difeso dall’avvocato Marusca Rossetti, respinge ogni accusa. «Non l’ho mai toccata né minacciata, ci amavamo ed eravamo felici di stare insieme» ha raccontato in aula, negando di averla picchiata lo scorso novembre: sostiene di averla trovata sul divano dolorante e di aver provato a prenderle gli auricolari per chiamare il 112 mentre lei era al telefono con il fratello, ma gli avrebbe sputato addosso. Ieri è stato sentito anche il datore di lavoro del 35enne: «Con noi si è sempre comportato bene, è un bambinone», ha riferito. La sentenza è attesa per il prossimo 11 luglio. 

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